Per i più piccoli un nemico che può essere molto insidioso è il virus respiratorio sinciziale (VRS), poco conosciuto per il suo nome scientifico, ma molto spesso causa di preoccupazione per i genitori. A dispetto di un nome che dice veramente poco, infatti, questo virus è molto diffuso ed è capace di infettare l’apparato respiratorio di pazienti di qualunque età, anche se principalmente colpisce i bambini nei primi anni di vita. Benché nella maggior parte dei casi il VRS produca solo un raffreddore, nei bambini nei primi mesi di vita può invece raggiungere le vie aeree inferiori ed i polmoni causando una bronchiolite acuta (un’infiammazione delle vie aeree inferiori) o addirittura una polmonite.
TRASMISSIONE
A rendere particolarmente insidioso il VRS èi l fatto che si diffonde facilmente da persona a persona. Come succede con altri virus, questa infezione si contrae attraverso le mucose di naso, bocca e occhi. Quando una persona infetta tossisce o starnutisce, rilascia in aria delle particelle che contengono il virus. Il meccanismo è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere a causa del Covid, e queste particelle possono essere inalate, oppure si possono depositare sulla bocca, sul naso o sugli occhi. In particolare, l’infezione si contrae toccando con le mani le secrezioni nasali o buccali infette e quindi strofinandosi gli occhi o il naso. Altro problema è la sopravvivenza del virus sulle superfici, visto che il VRS resiste per molte ore su tavoli, maniglie delle porte, giocattoli e culle. Non a caso, questo virus è la più frequente causa di infezione delle vie respiratorie nei bambini al di sotto dei 2 anni e rappresenta la prima causa di ricovero ospedaliero sotto l’anno di età. In Italia il periodo epidemico intercorre tra ottobre e marzo, con un picco in gennaio-febbraio.
SINTOMI
Ma quali sono i sintomi del VRS? In linea di massima sono simili a quelli di altre infezioni respiratorie virali, vale a dire raffreddore, tosse secca e stizzosa e un po’ di febbre. Successivamente possono comparire i segni di una certa inappetenza e nei casi più gravi di una difficoltà respiratoria. E’ chiara che con sintomi più “pesanti” i genitori non sappiano bene cosa fare. Il miglior comportamento è quello di consultare uno specialista e, se il medico ritiene, andare in ospedale. La bronchiolite è una malattia dinamica e quindi è importante che i genitori siano informati sulla possibile evoluzione e peggioramento del quadro clinico e venga attuato uno stretto monitoraggio con il pediatra curante. I segnali di allarme da non sottovalutare e che devono condurre ad una valutazione ospedaliera sono principalmente tre. In primo luogo la mancanza di appetito, che è il primo segno che il bambino sta peggiorando ed è spesso la principale causa di ricovero ospedaliero. Poi la presenza di episodi di apnea (momenti di interruzione del respiro) e infine la comparsa di difficoltà respiratoria. Se il bambino respira più velocemente ed è affannato è bene consultare il pediatra per intervenire.