Sono notizie non proprio rassicuranti quelle che arrivano dalla Cina, dove è stato individuato a dicembre un nuovo “coronavirus” colpevole di una misteriosa polmonite che a quanto pare sta causando non pochi problemi. Se le fonti ufficiali cinesi parlano di una cinquantina di casi di contagio, secondo la Bbc la realtà potrebbe essere molto diversa. Gli esperti del Regno Unito stimano già diverse centinaia di casi, per un totale che sarebbe di poco inferiore ai 1.800 casi. La malattia respiratoria è apparsa nella città di Wuhan a dicembre.
PREOCCUPAZIONE
Ad alzare l’allerta sono anche le dichiarazioni rilasciate dall’epidemiologo Neil Ferguson, fra gli autori di uno studio che ha stimato le infezioni in Cina sulla base del tipo di virus e della rilevazione di alcuni casi esportati in Paesi vicini. «Sono sostanzialmente più preoccupato di quanto non fossi una settimana fa», ha detto. Il lavoro è stato condotto dal Centro MRC per l’analisi globale delle malattie infettive dell’Imperial College di Londra, che fornisce consulenza ad enti tra cui il governo del Regno Unito e l’Organizzazione mondiale della sanità. L’indizio cruciale per comprendere la reale entità del problema sta proprio nei casi rilevati in altri Paesi, si legge sulla Bbc online. Ci sono stati infatti due pazienti infettati in Thailandia e uno in Giappone. «Questo mi ha fatto preoccupare», ha detto Ferguson. Dal momento che «Wuhan ha esportato tre casi in altri Paesi, ciò implica che ci dovrebbero essere molte più infezioni lì di quanto riportato» finora. È impossibile ottenere un numero preciso, ma i modelli relativi alle epidemie, basati sul tipo di virus, sulla popolazione locale e sui dati relativi ai voli, possono aiutare.
IL SALTO
Il microrganismo responsabile della polmonite misteriosa che sta colpendo in Cina «è il terzo coronavirus a fare il salto di specie dall’animale all’uomo in 17 anni: dal 2003 abbiamo avuto prima la Sars in Cina, poi la Mers in Medio Oriente, e ora questo episodio ancora in Cina. Questi virus hanno un potenziale che prima non conoscevamo: bisogna studiarli con occhi nuovi, consapevoli dell’effetto della globalizzazione, ma anche dei social media». A mettere in guardia tutti su cosa sta accadendo è la virologa e ricercatrice Ilaria Capua, raggiunta telefonicamente negli Stati Uniti dall’agenzia di stampa Adnkronos. Le parole dell’esperta lasciano trasparire una certa preoccupazione. Del caso si stanno occupando tutti i maggiori quotidiani, ed è di queste ore la notizia di altri casi di contagio. In un mondo fortemente globalizzato una questione da tenere ben sotto controllo.