Contro il tumore al seno si è fatto molto, ma c’è ancora tanto da fare se si vuole iniziare a curare la donna e non solo il tumore. Nasce da questa idea il progetto “Percorsi di vita”, messo in piedi dall’associazione Underforty Women Breast Care in collaborazione con La Sapienza di Roma. Il progetto è strutturato in due fasi, una parte scientifica, realizzata grazie alla diffusione di un questionario in anonimato per la raccolta dati che riguardano lo stile di vita delle pazienti dopo la diagnosi di tumore e l’impatto sociale, psicologico, economico e familiare che il cancro determina nella loro vita e in quella dei famigliari. L’altro aspetto del progetto presenta un risvolto pratico immediato, poiché “Percorsi di vita” renderà possibile a costi accessibili, il supporto psicologico di gruppo ed individuale, per le pazienti e i loro famigliari, nonché la possibilità di aderire ad una serie di iniziative, tra le quali: corsi di educazione nutrizionale, recupero immagine corporea (make-up e dermopigmentazione dell’areola), corsi di arte-terapia, danza-terapia, fototerapia, volte a migliorare la loro qualità della vita soprattutto sotto l’aspetto relazionale.
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CICATRICI DELL’ANIMA
Uno dei dati che più colpisce quando si parla di tumore al seno è quello che riguarda la qualità della vita delle pazienti. Se è vero che ormai nella maggior parte dei casi dalla malattia si può guarire, altrettanto vero è che la qualità di vita delle donne colpite è precipitata negli ultimi anni in maniera esponenziale. Questo perché si guarda troppo spesso solo all’aspetto strettamente clinico e chirurgico, senza curarsi delle esigenza “globali” della donna colpita dal tumore. Spesso la malattia, o la chirurgia che consegue, crea delle vere e proprie cicatrici dell’anima. Importante anche saper riconoscere i sintomi di un problema. «Il nostro sistema sanitario a differenza di quello di altri Paesi non si occupa di offrire percorsi che garantiscano una migliore qualità della vita alle pazienti che affrontano la malattia, e invece si tratta di iniziative di cui c’è sempre più bisogno», spiega il chirurgo oncologo Massimiliano D’Aiuto, coordinatore scientifico del progetto.
CAMPANELLI D’ALLARME
In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano dolore. Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3 per cento erano presenti lesioni benigne (come le cisti) e nel resto dei casi non vi era alcuna lesione. Da cercare, invece, sono gli eventuali noduli palpabili o addirittura visibili, anche se in genere questi sono segni di una forma tumorale già avanzata e non di una forma identificata in fase precoce, quando è più facile da curare. La metà dei casi di tumore del seno si presenta nel quadrante superiore esterno della mammella. Importante segnalare al medico anche alterazioni del capezzolo (in fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d’arancia localizzato) o della forma del seno. La maggior parte dei tumori del seno, però, non dà segno di sé e si vede solo con la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con l’aiuto anche dell’ecografia).