Si stima che un italiano su dieci sia colpito dalla sindrome del tunnel carpale. Quando le terapie non bastano è necessario l’intervento chirurgico. I fattori di rischio sono molti, tra cui le malattie rare, ma anche il Covid-19. La conclusione è stata elaborata dagli scienziati del campus di Roma dell’Università Cattolica e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. I risultati dello studio sono stati pubblicati su The Lancet Neurology.
Tunnel carpale, i sintomi
Il tunnel carpale è un problema diffuso. Secondo le stime interessa circa una persona su dieci nel corso della vita. Si tratta della più comune neuropatia da intrappolamento e ha un impatto notevole in termini di costi sul SSN.
Provoca una sofferenza del nervo mediano a livello del suo passaggio nel tunnel carpale, cioè al polso. A seguito di traumi o infiammazioni può aumentare la pressione all’interno di questa struttura anatomica, fino a provocare un danno del nervo. La patologia provoca spesso sintomi notturni, con parestesie e dolore alla mano e possibile irradiazione prossimale, ovvero all’avambraccio ed al braccio.
Con il tempo i sintomi compaiono anche di giorno, spesso dopo un uso prolungato della mano e talvolta con una localizzazione delle parestesie alle prime tre dita. Nei casi più gravi avviene una perdita di sensibilità e deficit di forza della mano. Per quanto non ci siano dati certi in merito, è probabile che un eventuale aumento dei casi si registri in specifiche popolazioni di individui, per esempio nei soggetti più anziani o in chi soffre di alcune malattie rare. Secondo alcuni studi spesso si rende necessario il trattamento chirurgico.
Tra i fattori di rischio anche lo smartphone
La patologia colpisce maggiormente le persone tra i 50 e i 54 anni di età, e tra i 75 e gli 84 anni. Nei più anziani la disabilità degli arti superiori potrebbe persistere anche dopo la decompressione chirurgica. Inoltre, tra le donne, la terapia ormonale sostitutiva assunta dopo la menopausa ha un effetto protettivo nella prevenzione, con una riduzione del rischio del 22%. Alcune condizioni genetiche, che portano allo sviluppo di malattie rare, aumentano il rischio di sindrome del tunnel carpale.
Il team di studiosi che ha fatto il punto sulla patologia è stato diretto dal professor Luca Padua, Associato in Medicina Fisica e Riabilitativa alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e Direttore della UOC di Neuroriabilitazione ad Alta Intensità della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
«Anche il Covid-19 può contribuire all’insorgere di questa sindrome – sottolinea il professor Padua – secondo due casi clinici che sono stati descritti da un gruppo di ricerca italiano (Università di Modena e Reggio Emilia, e pubblicati su Medical Hypotheses). Il meccanismo ipotizzato è quello di una reazione infiammatoria delle cartilagini scatenata dal virus, con conseguente compressione del nervo mediano al livello del polso.
Tuttavia, si tratta al momento di un dato troppo esiguo per poter affermare che esista una relazione causale tra Covid-19 e sindrome del tunnel carpale. Le evidenze scientifiche disponibili non hanno definito con sicurezza se l’uso prolungato delle tecnologie rappresenti un fattore di rischio per sindrome del tunnel carpale. È verosimile tuttavia che l’utilizzo prolungato di device come lo smartphone possa predisporre alla sindrome del tunnel carpale, come dimostrato in alcuni recenti studi su piccole popolazioni».