Tempo di lettura: 3 minutiDiete estreme. Così le definisce la Sid, la Società italiana di Diabetologia. Sul web vengono proposte con leggerezza anche ai pazienti diabetici. Tra le più note, analizzate anche in un recente documento della Sid, ce ne sono quattro: vegetariana, vegana, chetogenica (pochissimi carboidrati e molti grassi) e paleolitica (iperproteica). Tuttavia le diete consigliate ai pazienti sia dall’Ada (l’American diabetes association), sia dall’Easd (la società europea per lo studio del diabete) si basano su: un mix di alimentazione a base vegetale e dieta mediterranea, con una preferenza per alimenti integrali ricchi di fibre e con basso indice glicemico. L’unica certezza insomma è la dieta mediterranea, che ha dimostrato effetti positivi sul controllo del diabete, riducendone l’incidenza fino al 52%, e sul rischio cardiovascolare.
In generale, la dieta sempre più spesso viene intrapresa più per un fatto estetico che di salute. Tra le più in voga e forse tra le più pericolose ci sono la dieta chetogenica e la paleolitica che però sono diverse tra loro, pur avendo alcuni tratti in comune. La prima ha pochi carboidrati e un alto contenuto di grassi e induce una chetosi fisiologica (che potrebbe essere pericolosa per i diabetici, in particolare per chi fa terapia insulinica). La paleolitica è più ricca di proteine e non si sa nel lungo periodo quanto possa danneggiare la funzione renale, visto che non ci sono studi precisi.
La dieta chetogenica: prevede l’eliminazione completa degli zuccheri dall’alimentazione, per un breve periodo. Alla ricerca di fonti alternative di energia, l’organismo inizia a bruciare i grassi e produce nel fegato delle sostanze chiamate “corpi chetonici”, come il beta-idrossibutirrato, l’acido acetacetico e l’acetone. Quest’ultimo ricorda soprattutto i bambini, infatti è un disturbo metabolico passeggero che può venire da una febbre o da un digiuno più lungo (esempi “naturali” di dieta chetogenica).
La produzione di chetoni è una specie di piano di emergenza, che serve a fornire nuovo carburante al cervello quando si trova a secco di glucosio.
Insomma, la dieta chetogenica, in realtà può essere considerata alla stregua di un farmaco e per questo non dovrebbe essere intrapresa senza la supervisione di un medico.
In quali casi è indicata
Per la sua fisiologica azione a livello del sistema nervoso centrale, è indicata per i casi di epilessia resistente ai farmaci, mentre nuovi studi starebbero valutando la sua possibile applicazione nel campo delle malattie neurodegenerative, come il Parkinson e l’Alzheimer.
Gli esperti ADI ricordano anche il suo utilizzo nei casi gravi di obesità o di obesità refrattaria, ad esempio nei pazienti che devono perdere velocemente peso per sottoporsi ad un intervento chirurgico oppure per prepararsi alla chirurgia bariatrica.
Paleolitica (iperproteica)
A volte viene intrapresa per moda o per sentito dire, ma quasi sempre senza conoscerne i rischi. Cosa succede all’organismo quando si segue una dieta dimagrante senza carboidrati e con troppe proteine? Eliminando i glucidi insorge la chetosi: il corpo, a “corto” di zuccheri nel sangue, compensa questo stato con un aumento di corpi chetonici, con possibile conseguente acidosi metabolica che può portare danni ai reni formando, per esempio, dei calcoli. Ecco perché quando si segue questa dieta si consiglia di bere molto. Se poi non si assumono carboidrati l’organismo è costretto ad attaccare le riserve di glucosio che si trovano in particolare nel fegato e nei muscoli, e ad affaticare ancora una volta i reni.
Uno studio di pochi anni fa, afferma che una dieta ricca di proteine fa male come fumare 20 sigarette al giorno. Secondo lo studio dell’Università dalla California del Sud e pubblicato sulla rivista scientifica Cell., una dieta che comprenda molte proteine aumenta di quattro volte il rischio di morte per cancro e altre malattie.
Se basata su carne rossa, infine, la dieta iperproteica oltre ad aumentare la possibilità di sviluppare tumori (l’AIRC consiglia di eliminare salumi, insaccati e carne in scatola e di mangiare carne rossa massimo una o due volte a settimana) come si legge su Reader’s Digest può provocare alitosi, cattivo umore, stanchezza mentale, rabbia, stipsi e sete continua. Meglio, quindi, privilegiare carni bianche o seguire una dieta iperproteica vegetariana.
Le false credenze
La dieta iperproteica è molto in voga tra chi vorrebbero aumentare la propria massa muscolare. Tuttavia, se si mangia una grande quantità di proteine subito dopo un allenamento, non vuol dire che il corpo sia in grado di assorbirle tutte. Insomma abbondare con le proteine non è sempre una buona idea. Il corpo ne riesce ad assorbire circa 20 gr alla volta, quelle extra quindi è probabile che vengano immagazzinate sotto forma di grasso.
Lo shake proteico
I frullati proteici sono comodi, veloci da preparare e facili da assorbire, ma sono solo dei supplementi. Insomma il frullato proteico non è ideale all’ ora di pranzo.
Non è vero che più proteine si mangiano, meglio è. È necessario sapere quante proteine si dovrebbero consumare con l’aiuto di un medico o un esperto e ripartirle equamente durante il giorno. Ogni dieta incide sullo stato di salute, ecco perché “siamo ciò che mangiamo.
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