I pazienti dell’ASL Napoli 3 Sud potranno contare su una stretta collaborazione con il Centro di Riferimento Regionale del Cardarelli di Napoli in caso di sospetta o di accertata neoplasia del pancreas. Grazie ad una convenzione siglata tra le due Aziende, infatti, si realizza una struttura organizzativa nell’ambito della quale il più grande ospedale del Mezzogiorno funge da Hub, attivandosi anche sui casi provenienti dal territorio di competenza dell’ASL Napoli 3 Sud. «Resa possibile dalla lungimiranza della nostra direzione strategica, questa collaborazione ci consentirà di trattare al meglio ogni caso, garantendo così una presa in carico ottimale», spiega il professor Carlo Molino, Direttore della I Chirurgia Generale ad indirizzo Oncologico e Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia del Pancreas del Cardarelli di Napoli.
Ed è sempre Molino a lanciare un allarme sui trend di prevalenza per queste neoplasie: «Registriamo da qualche anno un forte aumento dei tumori al pancreas, nel solo 2017 sono stati registrati 13.700 nuovi casi in Italia, vale a dire il 4% di tutti i tumori diagnosticati in ambo i sessi. Storicamente, verosimilmente a causa del fumo di sigaretta, il numero maggiore di diagnosi lo si aveva negli uomini. Oggi nelle donne di più di 70 anni il carcinoma pancreatico è tra i 5 tumori più frequenti».
MIGRAZIONE INUTILE
Un incremento di casi che purtroppo coincide con un dato di migrazione sanitaria passiva ancora troppo marcato e che costa circa 300 milioni di euro l’anno. «Il tumore del pancreas – prosegue il primario – è uno dei più letali, e ancora oggi vediamo partire verso altre regioni circa il 40% dei nuovi casi diagnosticati ogni anno. Una vera e propria fuga che spesso è legata più a etichette e luoghi comuni che alla realtà delle eccellenze presenti sul territorio». L’Unità Operativa di Chirurgia del Pancreas del Cardarelli è infatti uno dei principali centri del Sud Italia, tra i primi in tutto il Paese per numero di casi trattati e per sopravvivenza media dei pazienti affetti da questa forma di tumore. Il Cardarelli, come Centro di Riferimento, mette in campo un’ampia gamma di soluzioni chirurgiche: sia tecniche tradizionali che tecniche di chirurgia laparoscopica e robotica. Il professor Molino, ad esempio, è stato il primo nel Mezzogiorno d’Italia a praticare al Cardarelli “l’elettroporazione irreversibile”, un intervento innovativo che consente di intervenire con la chirurgia su alcuni pazienti altrimenti inoperabili. «Questa tecnica ablativa non termica – spiega il professor Molino – si adopera nel trattamento dei tumori del pancreas non resecabili e non suscettibili di termoablazione».
RETE ONCOLOGICA
Al Cardarelli di Napoli, come previsto dalla Rete Oncologica Regionale, i casi vengono discussi settimanalmente dal Gruppo Oncologico Multidisciplinare (GOM) che ricomprende chirurghi, oncologi, gastroenterologi, eco-endoscopisti, radiologi ed ogni specialista necessario ad una gestione appropriata della specifica patologia. «Questa organizzazione ci consente di mettere il paziente al centro del percorso assistenziale, con una presa in carico globale efficace ed efficiente», sottolinea il dottor Ferdinando Riccardi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia e responsabile del Day Hospital Oncologico. «Abbiamo infatti realizzato un sistema nel quale sono gli specialisti a riunirsi settimanalmente per discutere di ogni singolo caso ed assumere decisioni condivise. In questo modo si garantisce una migliore offerta assistenziale, evitando di aggiungere al dolore della malattia un “dolore burocratico”».