Tempo di lettura: 3 minutiBen 34milioni 700mila euro, è questo il conto salatissimo legato ogni anno alla gestione e al trattamento del carcinoma squamoso. A rivelarlo è stato Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Politica ed Economia Sanitaria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Presidente SIHTA (Società Italiana di Health Technology Assessment), nel corso di un incontro on line che ha approfondito il tema dei tumori della pelle non melanoma. Il dato, quello dei 34milioni e 700mila euro, si accompagna poi all’amara considerazioni che queste malattie potrebbero essere facilmente evitate con corretti stili di vita e precauzioni banali. «Per la prima volta, abbiamo stimato l’impatto economico complessivo del carcinoma cutaneo a cellule squamose in Italia», prosegue Mennini. «Di questi 34milioni e 700mila euro, 25,9 milioni di euro sono costi diretti sanitari (2,7 milioni sono attribuibili alla neoplasia non resecabile) e circa 9 milioni sono a carico del sistema previdenziale (26% del totale). Dallo studio emerge anche che il costo medio annuo di un paziente con carcinoma squamocellulare avanzato (4.490 euro) è molto più elevato rispetto a quello di un paziente con lesioni in fase iniziale, resecabili chirurgicamente (2.236 euro)». Anche se nella maggior parte dei casi la malattia è eradicata con successo mediante la chirurgia, un sottogruppo di pazienti progredisce verso una fase avanzata e aggressiva. La corretta identificazione di questi casi è fondamentale per una gestione precoce, con miglioramento della prognosi e della qualità di vita, accompagnata da una riduzione importante dei costi a carico del sistema previdenziale. Ed ecco perché la realizzazione di campagne di prevenzione a 360 gradi consente di determinare risparmi sostanziali.
TEAM MULTIDISCIPLINARI
«I tumori della pelle non melanoma – spiega Paolo Ascierto, Responsabile UOC Oncologia Medica e Terapie Innovative del Dipartimento Melanoma, IRCCS Fondazione Pascale – hanno la caratteristica di poter essere risolti, se diagnosticati in tempo, con il semplice atto chirurgico. Per il paziente le figure di riferimento sono essenzialmente tre: in primis il medico di medicina generale, che è il primo al quale il paziente riferisce di una lesione della pelle che desta qualche preoccupazione. Il dermatologo, che ha il compito di fare una diagaosi e infine i centri di terzo livello, che hanno il compito di affrontare la patologia in fase avanzata». Per Ascierto il punto cardine attorno al quale è essenziale sviluppare il lavoro dei centri di terzo livello è la multidisciplinarietà. «Questi pazienti – prosegue – devono essere presi in carico da un team che ricomprenda una serie di figure professionali differenti. Si pensi al chirurgo, ma anche al chirurgo plastico. Agli oculisti, radioterapisti, oncologi, psicologi e molti altri. Insomma, un team che alla fine possa raggiungere l’obiettivo di un’alta adesione alle linee guida».
LAVORARE IN SUCUREZZA
Un tema che riguarda da vicino anche molte categorie di lavoratori particolarmente esposti. Stando ai dati in possesso dell’Inail, le denunce per queste patologie oncologiche sono aumentate negli anni in maniera sensibile. «I più esposti tra i lavoratori sono naturalmente coloro che operano negli stabilimenti balneari, lavorati del comparto marittimo, di cantieri di edilizia stradale o lavoratori del settore agricolo», dice Patrizio Rossi, Sovrintendente Sanitario Centrale Inail. «Categorie per le quali si può parlare di questi tumori come di malattie professionali. L’Istituto è molto attento al tema della prevenzione, ancor più in considerazione del fatto che questi tumori cutanei non melanoma possono essere prevenuti con semplici accortezze, ad esempio adoperando un abbigliamento idoneo o usando creme protettive, non solo in spiaggia durante la stagione estiva, ma tutto l’anno quando il lavoro viene svolto all’aperto. Ancora una volta dunque la prevenzione è la migliore arma di difesa che esista».
AL FIANCO DEI PAZIENTI
Proprio per sensibilizzare su questi temi e per stare al fianco di chi lotta con un tumore della pelle non melanoma, tra le realtà più attive c’è l’Associazione italiana malati di melanoma e tumori della pelle (Ai.Ma.Me) che organizza ogni anno tante attività che coinvolgono i soci, ma anche le migliaia di persone che da tutta Italia chiedono consigli e sostegno. «Quest’anno – dice la presidentessa Giovanna Niero – il Covid ha stravolto i nostri programmi, ma non ci ha fermati. Abbiamo risposto a moltissime richieste di pazienti spaventati e confusi dai ritardi causati dalla pandemia e anche se tutte le nostre iniziative si sono svolte on-line, per rispettare le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, questo non ci ha impedito di andare avanti». Tra i risultati ottenuti dall’Associazione, anche l’ambizioso obiettivo di realizzare un libro bianco sul carcinoma cutaneo a cellule squamose. All’evento on-line hanno preso parte tra gli altri: Ignazio Stanganelli (Presidente IMI, Intergruppo Melanoma Italiano), Raffaele Migliorini – Coordinatore Generale Medico Legale –INPS, le senatrici Maria Domenica Castellone e Maria Rizzotti (12° Commissione Igiene e Sanità) e Beatrice Lorenzin (V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione).