È un problema in tutta Italia, ma la Campania è la regione con la più alta prevalenza di eccesso ponderale tra gli adulti (50,6%): 38% in sovrappeso e il 12% obesi. E, purtroppo, è maglia nera per obesità infantile (44%); condizione, questa, che è premessa della malattia da fegato grasso e può evolvere, subdolamente, in cirrosi epatica ed epatocarcinoma. Parte da questi dati scioccanti la due giorni dedicata all’Epatologia del III millennio, in programma a Napoli (all’Archivio di Stato) il 24 e il 25 novembre.
Obesità infantile
“È fondamentale diffondere la consapevolezza che l’obesità infantile aumenta drammaticamente il rischio di sindrome metabolica in età adulta con tutti i risvolti sulla compromissione della qualità di vita, su autostima, ansia, depressione e capacità di partecipare ad attività fisiche e sociali”, dice Ernesto Claar, direttore dell’Unità Operativa di Epatologia dell’Ospedale Evangelico Betania e responsabile scientifico dell’evento. “Non tutti i bambini obesi diventano adulti obesi, ma è possibile mitigare il rischio attraverso stili di vita sani, l’adozione della dieta Mediterranea, scoraggiare il consumo di alimenti ad alto contenuto calorico e grassi saturi, scoraggiare il consumo di alcol, stimolare l’attività sportiva. Anche questo è salvaguardare il fegato, anche questo è programmazione sanitaria”.
Steatosi epatica
L’evento guarderà come sempre anche alle innovazioni, tra algoritmi diagnostici, prevenzione, dati e sinergia tra specialisti e medici di medicina generale. L’ambizione è quella di disegnare, in un’epoca di ristrutturazione sanitaria, i percorsi di cura in epatologia, attraverso una organizzazione condivisa. Gli specialisti, intanto, sono già convinti che la vera epidemia del terzo millennio sia proprio la malattia da fegato grasso (steatosi epatica) associata alla sindrome metabolica (obesità, diabete, alterato assetto lipidico) ai dati campani, dove ancora nel 64% dei casi la diagnosi di tumore al fegato e cirrosi epatica vengono poste contestualmente.