Se non avete alcun sintomo potreste avere l’epatite C. E? chiaramente una provocazione, ma serve a trasmettere un messaggio importante: più spesso di quanto si possa credere l’epatite colpisce senza farsi sentire. Di solito, infatti, nelle fasi iniziali non ci sono sintomi evidenti, per cui la persona che è entrata in contatto con il virus HCV non percepisce alcun allarme che giustifichi una visita specialistica e i test necessari alla diagnosi. E’ solo quando l’infezione progredisce che si possono manifestare sintomi quali: affaticamento, dolore articolare, febbre, nausea, inappetenza, vomito, dolore addominale, urine di colore giallo scuro, ittero, oltre ad un importante aumento delle transaminasi. Quando l’epatite C diventa cronica (dopo 6 mesi dal contagio), si prova di solito fatica e stanchezza (astenia) o malessere persistente. Molti pazienti possono manifestare anche dolori muscolari o alle articolazioni, annebbiamento mentale e turbe della memoria che incidono, in modo diverso, su qualità della vita, lavoro e relazioni interpersonali. In alcune persone si riscontrano anche depressione e ansia
Screening
In Franci, le Università Paris Diderot e Paris 13, oltre che dell’Inserm, l’Istituto nazionale francese per la salute e la ricerca medica, hanno condotto una ricerca (pubblicata sul Journal of Hepatology) che mette in evidenza come uno screening generale sull’epatite C faccia risparmiare risorse e migliora l’aspettativa di vita nelle persone colpite dal virus. Nel 2014, secondo alcune stime, sono state circa 75mila le persone tra i 18 e gli 80 anni colpite dal virus dell’epatite C in Francia senza che fossero consapevoli della loro condizione. Un modello analitico basato su una combinazione di dati e di caratteristiche delle persone infette, messo a punto dal gruppo di ricerca francese, indica come lo screening generale sia legato a una migliore aspettativa di vita rispetto a quello mirato, che invece è conveniente se i pazienti che vengono sottoposti al test vengono trattati rapidamente dopo la diagnosi. Nel mondo, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) del 2016, sono circa 80 milioni le persone affette da epatite C. Nello stesso anno sono stati contati 700mila decessi proprio per questa patologia
Disuguaglianza
L’obiettivo eliminazione dell’infezione da virus HCV, curando 80.000 pazienti l’anno nel triennio 2017-2019, appare ancora lontano. A un anno esatto dalla rimozione delle restrizioni per l’accesso ai farmaci antivirali innovativi garantiti a tutti i pazienti con epatite C cronica, in Italia meno di un malato su due è stato avviato alle cure. Il Fondo per i farmaci innovativi non viene utilizzato a sufficienza dalle Regioni, non c’è un PDTA condiviso e mancano all’appello decine di strutture autorizzate alla prescrizione e distribuzione degli antivirali. Questa la situazione, segnata da evidenti differenze regionali, che emerge dal dossier “Epatite C – Indagine conoscitiva sull’accesso ai farmaci nelle regioni italiane”, realizzato da EpaC Onlus, grazie a un contributo liberale di MSD, da oggi disponibile online sul sito dell’Associazione (www.epac.it)