Oltre un milione e 300mila ricoveri saltati, di cui più di 500mila urgenti. Radioterapia, chemioterapia, ricoveri per il tumore alla mammella, ai polmoni, al pancreas, impianto defibrillatori e pacemaker, interventi cardiochirurgici maggiori: il calo nel 2020 è tra il 10 e il 30% a seconda della prestazione. Persino i ricoveri pediatrici sono crollati fino al 50%. E anche i trapianti di organi hanno fatto marcia indietro: -8 per cento. E’ desolante il quadro certificato dal Rapporto 2021 sul Coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, snocciolato e analizzato nel Quarto Report di Salutequità, un quadro che evidenzia che la Pandemia rischi di generare un’onda lunghissima di patologie gravi e decessi.
DA NORD A SUD
«Abbiamo avuto anche 144,5 milioni di prestazioni specialistiche ambulatoriali in meno, 90 milioni di prestazioni di laboratorio sempre in meno, così come 8 milioni di prestazioni di riabilitazione e 20 milioni di diagnostica – sottolinea Tonino Aceti, presidente di Salutequità, Associazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute –. Ma la cosa più grave è che nonostante la forte riduzione delle prestazioni erogate rispetto al 2019, circa il 67% delle risorse stanziate nel 2020 per il loro recupero non sono state spese dalle Regioni. L’accantonamento delle risorse è stato di circa il 96% nelle Regioni meridionali e insulari, di circa il 54% al Nord e del 45% al Centro». Ecco perché per il presidente di Salutequità alla luce di quanto avvenuto durante la Pandemia «finanziare queste misure non basta più. Per rendere effettivamente esigibile il diritto alla salute in ogni angolo del Paese, serve un sistema efficiente, efficace e tempestivo sull’attuazione da parte delle Regioni delle misure volte al recupero delle prestazioni. In caso di inerzia delle Regioni è necessario prevedere l’esercizio di poteri sostitutivi da parte dello Stato, nonché inserire il recupero delle prestazioni e dell’utilizzo delle relative risorse da parte delle Regioni tra gli indicatori del Nuovo Sistema Nazionale di Garanzia dei LEA. E’ evidente a tutti che, alla luce della pandemia, indicatori nuovi come questo devono essere introdotti nel Nuovo Sistema di Garanzia, ancora purtroppo fermo ai dati del 2018. Il dramma inaccettabile sarebbe quello di ritrovarsi ancora una volta, a fine 2021, con un livello inadeguato di recupero delle prestazioni e di utilizzo delle relative risorse da parte delle Regioni. Per questo Salutequità è impegnata a modificare l’art. 26 del Decreto Sostegni Bis per dare concretezza e strumenti attuativi che garantiscano l’equità di accesso alle cure.