Esistono diversi tipi di test per rilevare l’infezione da SARS-CoV-2, ma non tutti hanno la stessa affidabilità. Come spiegano gli esperti, il test più affidabile è il test molecolare che viene eseguito su un campione delle vie respiratorie prelevato attraverso il cosiddetto tampone.
Tampone naso/oro-faringeo
Il tampone naso/oro-faringeo consiste nel prelievo del muco che riveste le cellule superficiali della mucosa del rinofaringe e dell’orofaringe con un bastoncino cotonato. È un esame che dura pochi secondi, minimamente invasivo e non doloroso, sebbene il paziente possa avvertire una sensazione di fastidio al momento del contatto del bastoncino con la mucosa del naso e del cavo orale. L’analisi deve essere effettuata presso i laboratori di riferimento regionali e i laboratori aggiuntivi individuati dalle Regioni secondo le modalità concordate con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Il campione viene esaminato in laboratorio dove si procede all’estrazione, alla purificazione e alla ricerca dell’RNA virale (il genoma del virus SARS-CoV-2) attraverso la metodica molecolare di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction). L’analisi in laboratorio consente di individuare la presenza del virus SARS-CoV-2 nel materiale prelevato con il tampone e di confermare o escludere una diagnosi di infezione.
Test rapido antigenico
I test rapidi antigenici ricercano le proteine superficiali del virus (antigeni) e non il genoma virale (come accade invece con il test molecolare). Il campione viene raccolto sempre attraverso un tampone naso-faringeo e i tempi di risposta sono molto brevi (circa 15-30 minuti, mentre per il test molecolare ci vogliono circa 24-48 ore). La sensibilità e la specificità del cosiddetto test rapido sembrano inferiori rispetto a quelle del test molecolare, quindi chi risulta positivo al test rapido dovrebbe poi sottoporsi al test molecolare per confermare la diagnosi di infezione ed escludere un eventuale falso-positivo.
Il test rapido è stato introdotto per lo screening dei passeggeri negli aeroporti e nei porti e il Ministero della Salute, con una circolare del 29 settembre, ne evidenzia l’utilità anche nel contesto scolastico perché “potrebbe accelerare la diagnosi di casi sospetti di COVID-19” e dunque semplificare l’identificazione dei casi, l’isolamento e il tracciamento dei contatti.
Test sierologico
I test sierologici si basano sull’analisi del sangue del paziente. Possono essere rapidi (è sufficiente una goccia di sangue) o quantitativi (occorre sottoporre il paziente a un prelievo di sangue).
I test sierologici qualitativi rapidi permettono di scoprire se il soggetto è entrato in contatto con il virus e il suo sistema immunitario ha pertanto prodotto anticorpi di risposta. I test sierologici quantitativi invece consentono un dosaggio specifico degli anticorpi prodotti.
Gli anticorpi coinvolti sono le immunoglobuline IgM (le prime a essere prodotte in caso di infezione) e IgG (succedono alle IgM quando il livello delle prime scende). Se nel campione di sangue vengono rilevate le IgG significa che l’infezione è avvenuta in passato. A oggi non è ancora chiaro se un soggetto con anticorpi IgG sia immune.
Il test sierologico dunque evidenzia la presenza di anticorpi contro il virus e indica l’eventuale avvenuta esposizione a SARS-CoV-2; la positività è tardiva e quindi non è un test indicato per rilevare un’infezione in corso. Pertanto non può sostituire il test molecolare (il tampone) per verificare o meno la positività di un soggetto. Questo tipo di test può essere utile in campo epidemiologico per stimare la diffusione dell’infezione all’interno di una comunità.
In conclusione, i test non hanno lo stesso valore, sottolinea la dottoressa Maria Teresa Sandri, Responsabile del Laboratorio analisi cliniche di Humanitas e non sono dunque sovrapponibili tra loro in termini di affidabilità ed efficacia.