Nel 2016 in Italia oltre 950 minori hanno subito violenza sessuale e 6 su 10 sono bambine. Numeri impressionanti che sono cresciuti nell’ultimo anno. Delle 21 vittime d’omicidio volontario il 62% erano bambine, in un quadro in cui la pornografia e prostituzione minorile crescono: +20% dal 2015. Nella Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze che si celebra oggi, l’associazione Terre des Hommes ha presentato la sesta edizione del Dossier “Indifesa” per accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine in Italia e nel mondo.
Il numero totale dei minori vittime di reato non è mai stato così alto da un decennio, raggiungendo la cifra di 5.383 minori (+6% rispetto al 2015). I dati Interforze della Polizia di Stato sui minori vittime nel 2016 elaborati da Terre des Hommes sono stati illustrati alla presenza del Presidente del Senato, Pietro Grasso.
La maggior parte sono femmine: nel 2016 le vittime erano in media il 58%, ma questa percentuale aumenta in tutti i reati a sfondo sessuale. Le bambine sono l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate, l’82% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78% delle vittime di corruzione di minorenne, ovvero bambine al di sotto dei 14 anni forzate ad assistere ad atti sessuali.
Colpisce il dato degli omicidi volontari consumati: più che raddoppiati in un anno (da 13 a 21 minori vittime) il 62% era una bambina o adolescente. Cresciuto del 23% il numero di vittime minori di abuso di mezzi di correzione o disciplina (266 nel 2016), ovvero botte fino ad andare in ospedale e arrivare a una denuncia. Più in calo rispetto al 2015 gli atti sessuali con minori di 14 anni (-11%), dove però le vittime sono ancora 366, per l’80% bambine, e la detenzione di materiale pornografico, che segna -12%, con 58 vittime, il 76% femmine.
Nella Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, dai dati presentati da Unicef e Terre des Hommes emerge prima di tutto il legame tra situazioni di violenza e negato accesso all’istruzione, ecco perché l’Unpa, Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni, in un focus sulla situazione dei 125 milioni di bambine nate nel 2006 in tutto il mondo, ha dichiarato: “Il futuro del mondo sarà determinato dal destino delle ragazze di 10 anni”.
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha posto l’attenzione soprattutto sul versante dell’accesso all’istruzione: “Colmare il gap tra i sessi e permettere a milioni di bambine di studiare meglio e più a lungo significa, in prospettiva, costruire un mondo più giusto e soprattutto più equo”. L’Unicef quest’anno approfondisce il tema ‘Empower girls’ ricordando che “1,1 miliardi di ragazze nel mondo rappresentano una risorsa di potere, energia e creatività e i milioni di ragazze in emergenza non costituiscono un’eccezione”. È però vero che durante i conflitti bambine e adolescenti “hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di non frequentare la scuola rispetto ai ragazzi”. Invece è proprio l’educazione la prima arma contro la violenza.
“Serve un impegno sempre maggiore del Governo per trovare fondi per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere – ha dichiarato Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes – che orienti gli interventi sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo”.
Nella fotografia scattata dalla sesta edizione del dossier, i diritti delle bambine e delle ragazze continuano ad essere negati. In alcuni settori e in alcune aree geografiche ci sono miglioramenti, ma non riescono a invertire il trend. Nel mondo quasi 2 bambine su 3 tra i 10 e i 14 anni subiscono regolarmente punizioni corporali, mentre circa 120 milioni di ragazze con meno di vent’anni sono vittime di rapporti forzati.
In base alle stime dell’OMS, le donne e le ragazze che hanno subito una mutilazione genitale sono circa 200 milioni e vivono prevalentemente in 30 Paesi. Il Paese dove sono più diffuse è la Somalia, dove interessa praticamente tutte le donne (98%). Il dossier punta i riflettori anche sul fenomeno dei matrimoni precoci, che coinvolge ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti. Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, la scomparsa dei matrimoni precoci si tradurrebbe in un risparmio pari a 566 miliardi di dollari (nel 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati. Da baby spose a baby mamme il passo è breve: nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. Non solo: ogni anno, circa 70mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza. Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100mila le bambine soldato, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta le bambine rappresentano ben il 20%. In base alle stime della Banca Mondiale, eliminare i matrimoni precoci permetterebbe di salvare la vita – entro il 2030 – a due milioni di bambini che riuscirebbero a sopravvivere oltre i cinque anni d’età, mentre altri 3,6 milioni non soffrirebbero di malnutrizione acuta.
A questi benefici si sommano quelli dell’aumento della frequenza scolastica. Secondo l’ultimo report dei Millennium Goals, tra il 2000 e il 2011 soprattutto, il numero di bambini esclusi dalle elementari si è quasi dimezzato, passando da 102 milioni a 57 milioni.
Infine un viaggio tra i banchi di scuola. L’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere di Terre des Hommes ha raccolto il punto di vista di circa di 2mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni su violenza di genere, stereotipi e pericoli della rete. Secondo il 77,1% degli intervistati l’alibi della ‘provocazione’ da parte della donna sull’uomo maltrattante fortunatamente non regge. Solo che tra i maschi questa percentuale scenda al 66,8%, mentre il 53,9% dei ragazzi pensa che tutto sommato la ‘violenza è frutto di una perdita momentanea di controllo’.
La violenza di genere si combatte soprattutto partendo dagli stereotipi e dai comportamenti quotidiani. Il 24,3% di ragazzi pensa che gli uomini non debbano partecipare alle attività domestiche, mentre il 36,3% è convinto che occuparsi della casa e della famiglia è compito delle donne. “Queste percentuali – conclude il rapporto – sembrano mostrare un cammino ancora molto lungo da percorrere in un Paese che da anni discute di eguaglianza di genere e di violenza”.