Per chi ha la sola licenza elementare l’indice di mortalità è di 99,65 ogni 10mila morti contro i 75,38 ogni 10mila dei laureati.
I nuovi dati Istat, sul rapporto tra mortalità e istruzione, parlano chiaro. E per alcune malattie il gap è ancora più marcato, come per cirrosi ed epatite cronica dove gli uomini con la sola licenza elementare hanno un indice di mortalità per queste patologie superiore di ben 3,5 volte rispetto a quello di chi ha una laurea. Insomma, il livello di istruzione incide non solo sulla speranza di vita (5 anni di vita in meno per chi non ha titolo di studio), ma anche sui tassi di mortalità. L’istat ha fatto una ricerca standardizzata per titolo di studio, genere, ripartizione territoriale e cause di morte riferiti al periodo 2012-2014.
Nella popolazione fra i 25 e gli 89 anni, la mortalità per chi ha conseguito al massimo la licenza elementare è di 99,65 decessi ogni 10mila residenti (137,4 per gli uomini e 77 per le donne), contro un indice di 75,38 per i laureati (88,1 per gli uomini e 57,1 per le donne). L’andamento si conferma per quasi tutte le cause di morte. L’impatto dello svantaggio sociale è alto soprattutto per cirrosi ed epatite cronica, ma la mortalità per queste patologie è contenuta (con un tasso medio nazionale di 1,6 ogni 10.000 uomini e 0,8 ogni 10.000 donne). Nello specifico, l’incremento di mortalità è di 3,5 volte per gli uomini con un basso titolo di studio rispetto a chi ha una laurea e di 2,3 tra le donne. Lo svantaggio tra le donne con basso titolo di studio, invece, è più pronunciato nel Sud (mortalità 3,4 volte maggiore rispetto alle laureate), mentre nel Nord-est i differenziali sociali sono meno accentuati.
Fa eccezione il diabete per il quale si osserva tra le donne con basso titolo di studio una mortalità quasi 2,6 volte superiore rispetto alle coetanee laureate, mentre tra gli uomini il valore non raggiunge il doppio (1,8). Lo svantaggio della mortalità per diabete ha un picco nelle aree meridionali tra le donne con livello di istruzione più basso con una mortalità che nelle Isole arriva ad essere 3,6 volte maggiore rispetto alle laureate della stessa zona (rispettivamente 5,2 e 1,4 decessi per 10.000 donne con corrispondente livello di istruzione). Anche le malattie croniche dell’apparato respiratorio non fanno eccezione, con un tasso di 10,6 decessi per 10.000, quasi due volte superiore a quello dei laureati (5,2). Tra le donne, che hanno tassi di mortalità per questo complesso di cause molto più bassi, il differenziale è invece più contenuto (1,4 volte). La situazione, in questo caso, è simile in tutto il Paese.
Anche per i tumori si osservano tra le donne differenziali per titolo di studio più bassi (1,1) rispetto agli uomini (1,5). Sia per gli uomini che per le donne, sono molto pronunciati soprattutto i differenziali sociali nella mortalità per il tumore allo stomaco.