In molte regioni d’Italia i casi di Covid stanno aumentando a causa di quella che molti medici definiscono Omicron 2, una variante (o meglio una subvariante) ancor più infettiva di Omicron. Nonostante l’aumento dei casi, fortunatamente, non stanno aumentando i ricoveri in terapia intensiva; segno che i vaccini stanno facendo bene il loro lavoro. Ma cosa sappiamo di questa Omicron 2? Il primo dato è la sua contagiosità, perché questa subvariante ha un potere infettivo mai sperimentato prima: la stima è che abbia un 30% in più di capacità di infettare nuovi ospiti. Ancora non ci sono dati ufficiali della sua diffusione in Italia, ma i laboratori che si occupano del sequenziamento osservano un rapido aumento dei casi. A Omicron 2 appartengono ormai tra il 20 per cento e il 30 per cento dei casi positivi oggi in Italia, con punte del 60 per cento come in Umbria, dove l’indice Rt è risalito: da 0,86 a 1,04 in una settimana. Tutto questo porta gli scienziati alla convinzione di un fatto: Omicron 2 soppianterà presto Omicron e lo farà in tempi ben più brevi di quanto la stessa Omicron abbia scalzato la pericolosissima variante Delta.
NUOVI SINTOMI
Un po’ tutti eravamo ormai abituati a considerare sintomi tipici del Covid la predita di gusto e olfatto. Omicron 2 causa solo raramente questo problema. I sintomi sono generalmente più lievi rispetto al passato. La subvariante porta invece ad un raffreddore con naso che cola e molti starnuti, spesso un mal di testa forte e un senso di spossatezza. Chi l’ha sperimentata riferisce di dolori muscolari con relativa stanchezza e mal di gola. Verificati anche casi di nausea e diarrea. La durata media della malattia va dai 5 ai 7 giorni con un periodo di incubazione di 3 giorni in media. Se la sintomatologia più blanda è di per se una cosa molto buona, il rischio che nessuno considera (nella convinzione che ormai la pandemia sia finita) è che Omicron 2 venga confusa con un banale raffreddore e che con l’aumento della circolazione del virus si possa avere una nuova variante più pericolosa. Di qui l’invito, per chi non lo avesse ancora fatto, a sottoporsi alla vaccinazione.