Il caro energia ha spinto molte persone a riscoprire camini e stufe in pellet in vista della stagione fredda. Un trend che riguarda tutta l’Europa: se in Francia è boom per spazzacamini e carbonai, nel nostro Paese vanno a ruba pellet e legna da ardere. Da un lato i produttori rassicurano – l’Italia rimane leader nel mondo per la produzione di stufe –, dall’altro però gli allergologi invitano a fare attenzione a prodotti datati o non certificati.
Il caro energia mette a rischio la salute
Con il caro energia, anche i costi di vendita delle stufe sono impennati (+28% rispetto al 2021), così come il prezzo del pellet (passato dai 3,50 euro di gennaio agli attuali 13,50). La situazione attuale potrebbe spingere molti italiani a usare vecchie stufe o prodotti scadenti, che possono diventare una fonte di polveri sottili anche in casa. Prodotti molto vecchi o di scarto non certificati possono essere tra i peggiori inquinanti in circolazione, come ha spiegato Gianenrico Senna, presidente degli allergologi Siaaic e professore di Malattie Respiratorie all’Università di Verona. Le stufe a pellet, infatti, sono una fonte di combustione che da sola contribuisce alla emissione della metà delle polveri sottili derivanti dalla combustione domestica della biomassa legnosa.
I fumi del pellet tra i peggiori inquinanti
I rischi derivano dal fatto che più le particelle sono piccole e più in profondità possono penetrare nell’appartato respiratorio. In pratica, se le polveri sottili, particelle microscopiche dal diametro di 7 micrometri possono raggiungere la cavità orale, nasale e la laringe, particelle dal diametro di 1,1 micrometri possono raggiungere e danneggiare addirittura gli alveoli polmonari. Ecco perché è importante, per non irritare le mucose e danneggiare le vie respiratorie, utilizzare impianti non troppo datati ed evitare prodotti di scarto non certificati, soprattutto cilindri in pellet superiori ai 7-8 millimetri ottenuti con troppa segatura e anche con troppi additivi e sostanze chimiche, ha sottolineato l’esperto. Inoltre, la nuova legge sul piano nazionale di contenimento di consumi di gas, prevede la riduzione di un grado, da 20° C a 19° C, della temperatura massima da raggiungere col riscaldamento in casa e nei luoghi pubblici e anche la riduzione di un’ora al giorno del tempo consentito col riscaldamento acceso. Questo può spingere molte persone a non aprire abbastanza le finestre in casa per evitare la dispersione di calore. Tuttavia, non arieggiare gli ambienti favorisce la concentrazione di acari e di altri allergeni che possono danneggiare l’epitelio delle prime vie respiratorie, irritando le mucose e rendendole più aggredibili da virus e batteri. Anche le candele possono rilasciare nell’aria fumi irritanti, molto nocivi per i bambini, per chi soffre di asma e allergie. In conclusione, gli esperti sottolineano l’importanza della scelta dei prodotti, per non incorrere in gravi rischi.