Fin da piccoli lo sport insegna ad affrontare i propri limiti, a fare squadra, ad imparare dalle sconfitte e a condividere la gioia delle vittorie. Proprio per sottolineare l’importanza dello sport nelle vite di bambini e adulti affetti da gravi problemi alla vista, ieri si è tenuta la conferenza della Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi – FISPIC. Il dibattito, dal titolo “L’importanza dello sport per persone ipovedenti e cieche”, si è svolto nella Sala “Caduti di Nassyria” del Senato della Repubblica.
Lo sport è una parte fondamentale della crescita e della vita di ogni individuo. Rientra nel percorso di salute e prevenzione ed è un mezzo per conquistare nuovi ambiti di libertà e sicurezza personale. La conferenza è stata moderata da Livia Azzariti, medico, conduttrice e divulgatrice scientifica.
La senatrice Isabella Rauti, Sottosegretario alla Difesa, ha aperto i lavori. “Negli ultimi anni la sinergia tra ministero della Difesa e ministero dello Sport per promuovere la pratica sportiva è diventata sempre più forte – ha affermato il Sottosegretario alla Difesa – E lo spazio riservato agli atleti paralimpici è cresciuto sensibilmente. Il ministero della Difesa segue con grande attenzione i militari che hanno riportato lesioni durante il servizio. Grazie al Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa, nato nel 2014, la promozione dello sport paralimpico è costante e lo sport è uno dei principali cardini dell’inclusione, bisogna ribadirlo con forza”.
Lo sport mezzo per favorire l’inclusione e l’integrazione
Quindi, Luca Pancalli, Presidente del Comitato Paralimpico ha ricordato che “Negli ultimi anni, specie dopo il periodo pandemico, è emerso in modo evidente il fondamentale ruolo che lo sport ricopre all’interno della nostra società. Si sta comprendendo sempre più che lo sport non è solo uno straordinario strumento di benessere e di promozione di un corretto stile di vita ma rappresenta allo stesso tempo un prezioso mezzo per favorire l’inclusione e l’integrazione, un pezzo di welfare pubblico dal quale non si può più prescindere. E ciò è ancora più vero per le persone con disabilità.
Lo sport paralimpico oggi ha dimostrato il suo valore facendo capire a tutti, quanto sia importante mettere ciascun individuo nelle condizioni di esprimere le proprie potenzialità e di contribuire, con le proprie caratteristiche, alla crescita civile del proprio Paese. Da questo punto di vista il movimento sportivo delle persone ipovedenti e cieche ha saputo incidere in modo significativo nell’immaginario collettivo con un messaggio di resilienza e di determinazione che ha lasciato il segno”.
Il valore dello sport paralimpico
Il presidente Fispic Sandro di Girolamo ha poi evidenziato come “la Fispic sia oggi un riferimento per gli ipovedenti e ciechi. Grazie a questo evento si è voluto sensibilizzare le famiglie dove ci sono persone con disabilità visive e promuovere le nostre attività sportive. Abbiamo otto discipline (calcio non vedenti e calcio ipovedenti, goalball, torball, tennis, scacchi, showdown e scacchi), il nostro lavoro è concentrato sui giovani, vogliamo che inizino da bambini a fare sport, ma le attività sono aperte a persone di qualsiasi età”.
A sua volta, Franco Carraro, Presidente Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della FIGC ha ricordato la lunga collaborazione con la Fispic. Quest’anno, infatti, è in programma un appuntamento prestigioso per i ragazzi del calcio non vedenti: ad agosto a Birmingham in Inghilterra, ci saranno i Mondiali dove ci si augura che l’Italia disputi un ottimo torneo e riesca a qualificarsi per le Paralimpiadi di Parigi. “Eppure – avverte il presidente Carraro -, spesso il più grande ostacolo per promuovere lo sport paralimpico sono le famiglie, c’è la paura che le ragazze e i ragazzi si facciano male. Magari potrebbe accadere, ma questo succede a tutti, anche ai normodotati. In ogni caso, grazie allo sport, però, la qualità della vita degli atleti disabili migliora in modo incredibile”.
“Dietro ogni atleta ci sono storie meravigliose”
“Anche perché – incalza la Senatrice Giusy Versace, Vice Presidente della 7ma Commissione Permanente Cultura, Istruzione e Sport, Portavoce dell’Intergruppo Parlamentare per le disabilità, atleta paralimpica – dietro ogni atleta ci sono storie meravigliose. Dobbiamo raccontarle, dobbiamo ribadire che lo sport è uno strumento educativo anche per chi la disabilità non la vive. La possibilità di allenarsi, di uscire di casa, di confrontarsi con gli altri è un aspetto fondamentale per la crescita della persona”.
Dal punto di vista medico-scientifico, il professor Paolo Nucci, oculista e presidente della Società di Oftalmologia Pediatrica e Strabismo, ha sottolineato i benefici dello sport. “Lo sport fa bene a tutti, al corpo e alla mente. Stimola la competizione e combatte l’attitudine a iper-proteggere i bambini, il confronto con l’altro è fondamentale. Seguo una bambina non vedente di appena 5 anni che fa la ballerina. Lei sa cosa è la danza grazie ai racconti di sua madre, una donna straordinaria. Dico ai genitori di fidarsi di quello che i bambini vogliono fare, lasciare spazio alla loro fantasia e ai loro desideri”.
“Mettersi in gioco è la cosa più bella”
Infine, Andrea Rendina, Segretario Generale Fondazione OneSight EssilorLuxottica nel suo intervento ha sottolineato che “tempo fa è iniziato un percorso per portare un numero sempre più alto di ipovedenti e ciechi a iscriversi alle attività della Federazione. ‘Vedere meglio e vivere meglio’ è il messaggio del nostro gruppo. Oltre 550 milioni di persone nel mondo hanno avuto accesso alle visite mediche. Poi le donazioni di occhiali: 58 milioni negli ultimi tre anni, nel triennio 2023-2025 diventeranno oltre 100 milioni. Siamo orgogliosi di sostenere la Fispic”.
A chiudere la conferenza al Senato, le testimonianze di due giovani atleti non vedenti. Paolo Dong Dong Camanni, atleta non vedente di judo ha raccontato come “Lo sport permette di avere la consapevolezza dei propri limiti e di tentare di superarli. Lo sport disinibisce e consente l’inclusione alle persone con disabilità più di ogni altra cosa. Ho avuto la fortuna di iniziare da bambino, a soli 4 anni, praticando il nuoto fino al 2013. Poi ho scelto il judo, una disciplina che garantisce un confronto continuo con gli altri. Il Judo è un’occasione per mettersi continuamente in gioco. Sono affascinato dalla mentalità e dalla bellezza della tecnica di questo sport”. E Alice, anche lei atleta judo, ha concluso dicendo che “Mettersi in gioco è la cosa più bella, il piacere di ottenere buoni risultati durante una gara dà emozioni straordinarie”.