Cosa accomuna il campione mondiale di paracadutismo Giuseppe Cossu, il calciatore Alessandro Rossi o il quattro volte campione italiano di Judo Walter Facente? Campioni sportivi che hanno avuto problemi alla spalla. Oggi per intervenire c’è una nuova tecnica chirurgica. Si tratta di una tecnica operatoriautile a trattare la lussazione della spalla per via artroscopica, nei casi di instabilità cronica. Una procedura più efficace di altri trattamenti chirurgici, meno invasiva e tutta “made In Italy”, con una ripresa funzionale a tre mesi dall’intervento e una bassissima percentuale di recidive.
Asa
La tecnica in questione è l’Augmentation artroscopico del sottoscapolare (Asa) e ad averla ideata e sviluppata è il professor Marco Maiotti, ortopedico, specialista in diagnosi e chirurgia della spalla e del ginocchio,attivo alla Clinica Mediterranea, Napoli e Casa di Cura Pio XI (Roma). «Questa tecnica permette di trattare pazienti anche molto giovani (dai 15 anni in su), soprattutto quando il tradizionale intervento di riparazione artroscopica espone ad un’elevata percentuale di recidive e l’intervento di Latarjet è sovra-indicato – spiega il professor Marco Maiotti. Come nel caso del campione di paracadutismo, la lussazione di una spalla poteva rappresentare anche un rischio fatale nel caso fosse avvenuta durante il volo o può seriamente compromettere l’attività sportiva nelle altre discipline. Per questo motivo è importante intervenire chirurgicamente il prima possibile. L’intervento con tecnica Asa può restituire la giusta stabilità alla spalla, senza comprometterne la mobilità articolare e senza dover eseguire interventi più complessi e a cielo aperto che, seppur efficaci per il ripristino della stabilità, prevedono l’utilizzo di viti o placche di metallo che se mal posizionati possono determinare gravi complicazioni come nel caso dell’intervento di Latarjet».
Ottimi risultati
Con la tecnica Asa sono stati già trattati in Italia, circa 600 pazienti negli ultimi 9 anni. La percentuale complessiva di recidive si attesta intorno al 3%, avvenute comunque dopo un evento traumatico ad alta energia e cosa assolutamente da non sottovalutare non sono state riferite ad oggi complicazioni legate all’intervento. Studi scientifici hanno permesso di osservare un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna. Le controindicazioni di tale intervento emergono quando la TC evidenzia un danno osseo glenoideo importante. «Molti, soprattutto i giovanissimi – conclude Marco Maiotti – non si sottopongono all’intervento perchè prima dell’A.S.A l’intervento tradizionale artroscopico non dava garanzie di stabilità soprattutto in sport di contatto o estremi come il paracadutismo e l’intervento di Latarjet è di difficile esecuzione e mal accettato dal paziente perché a cielo aperto. Molti quindi abbandonavano lo sport. L’innovativa tecnica A.S.A garantisce, soprattutto agli sportivi, un ritorno alle attività in pochi mesi dopo l’intervento, con un rischio davvero basso di recidiva».