Potrebbe esserci un nesso tra i disturbi metabolici, in particolare il diabete di tipo 2 e l’obesità, e i disturbi cerebrali come il morbo di Alzheimer, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi dello spettro autistico. Questa correlazione si basa su alterazioni nei meccanismi di azione dell’insulina. Si tratta di un’ipotesi realizzata da PRIME (Prevenzione e rimedio della multimorbilità dell’insulina in Europa), un progetto europeo finanziato nell’ambito di Horizon 2020, a cui partecipa anche l’Istituto Superiore di Sanità, che mira a esplorare i meccanismi molecolari tramite cui alterazioni legate all’insulina possano essere alla base di queste patologie. Alla ricerca, della durata di cinque anni (gennaio 2020-dicembre 2024), partecipano, insieme all’ISS, altre 16 istituzioni, tra enti di ricerca e università di nove diversi paesi europei.
“Le insulinopatie somatiche conosciute (per esempio il diabete di tipo 2 e i disturbi metabolici) sono spesso malattie croniche a lungo termine – spiega Simone Macrì, ricercatore che rappresenta, assieme a Giovanni Laviola e Francesca Zoratto, l’ISS nel progetto – e come tali costituiscono un importante onere sanitario, sociale ed economico. Per questo, gli sforzi medici sono principalmente o esclusivamente dedicati alla gestione di questi disturbi somatici. Ben poco si conosce di altre insulinopatie: quelle cerebrali, che possono comportare disturbi mentali anche gravi. Il progetto PRIME intende affrontare per la prima volta questo problema, partendo dall’ipotesi che l’alterazione della segnalazione dell’insulina abbia effetti, lungo tutto l’arco della vita, non solo sulle malattie somatiche, quali il diabete di tipo 2 e l’obesità, ma anche sui disturbi dello sviluppo neurologico e neurodegenerativo, soprattutto quelli legati all’inflessibilità cognitiva. Vogliamo monitorare attentamente la via di comunicazione che l’insulina percorre dal corpo al cervello, per arrivare a comprendere gli effetti sulla cognizione e sul comportamento”.