Sono sempre meno i casi di Hiv negli Stati Uniti. Una riduzione significativa dei contagi che sono scesi addirittura del 12 per cento tra il 2017 e il 2021. Se nel 2017, infatti, i casi di infezione erano 36.500, nel 2021 se ne sono contati poco più di 32.00. I dati sono quelli del Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) e mostrano un trend che fa ben sperare per il futuro.
LE DISEGUAGLIANZE
Purtroppo, dalle valutazioni dell’ente americano risulta evidente come ancora oggi permangano fattori di rischio, come le diseguaglianze sociali ed economiche. Ostacoli talvolta insormontabili per quanti potrebbero trarre enorme beneficio da un trattamento e una prevenzione altamente efficaci dell’Hiv. Il rapporto mostra che il calo dei nuovi casi è strettamente correlato all’aumento dell’attività di diagnosi, dell’accesso al trattamento e del ricorso alla profilassi pre-esposizione (PrEP), che ha registrato un balzo in avanti in soli 4 anni.
IN EUROPA
Se negli Usa le cose sembrano migliorare, qual è il trend in Europa? Diciamo subito che la diffusione dell’Hiv resta un problema enorme. Nell’ultimo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dall’Ufficio regionale dell’OMS per l’Europa si rileva che, sebbene i modelli e le tendenze epidemiche varino ampiamente tra i Paesi europei, nel 2021 sono state effettuate quasi 300 nuove diagnosi da Hiv al giorno in 46 dei 53 paesi della Regione, di cui 45 al giorno provenienti da Paesi UE/SEE. Ciò equivale a 106.508 nuove diagnosi di infezione da Hiv in Europa, di cui 16.624 provenienti da Paesi dell’UE/SEE.
PREP
Quando si parla di PreEP, non tutti lo sanno, si fa riferimento all’assunzione di compresse prima e dopo un evento a rischio Hiv, come rapporti sessuali senza preservativo o la condivisione di siringe per utilizzare sostanze. La PrEP non va confusa con la PEP, che è la profilassi post-esposizione e consiste invece nel prendere tre farmaci contro l’Hiv entro poche ore da un episodio a rischio di infezione per evitare di contrarre il virus.
I GIOVANI
Resta comunque un dato molto positivo quello registrato dal Cdc, anche perché il calo delle nuove infezioni riguarda molto i più giovani (13-24 anni): in questa fascia di età, i nuovi casi sono passati dai 9.300 del 2017 ai 6.100 del 2021. Il calo è stato forte soprattutto nei giovani che si dichiarano gay o bisessuali, fetta della popolazione in cui si sono registrate circa l’80% delle nuove infezioni.