Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nelle donne con oltre il 43% dei decessi (più degli uomini che sono il 33%). Proprio alla luce dei dati allarmanti una Commissione internazionale di 17 esperti di 11 Paesi ha realizzato un report con dieci punti chiave, pubblicato su The Lancet e presentato al convegno dell’American College of Cardiology. Il documento (The Lancet Women and Cardiovascular Disease Commission: reduce the global burden by 2030) è il primo rapporto globale sulle malattie cardiovascolari nelle donne, con l’obiettivo di ridurne l’impatto globale (in particolare di infarto, scompenso ed ictus) entro il 2030. Si tratta di 10 raccomandazioni ambiziose per affrontare le disuguaglianze nella diagnosi, nel trattamento e nella prevenzione al femminile, come l’educazione degli operatori sanitari e dei pazienti sulla diagnosi precoce della sofferenza cardiaca, l’aumento dii programmi di salute del cuore nelle regioni altamente popolate e sottosviluppate, un richiamo alla ricerca di genere con priorità alla ricerca specifica per sesso sulle malattie cardiache nelle donne e alle strategie di intervento.
I numeri
Prima dell’inizio della pandemia da Covid-19 nel mondo erano circa 275 milioni le donne con patologie cardiovascolari, circa 6.402 casi su 100.000, secondo i dati del Global Burden of Disease Study del 2019. La principale causa di morte in tutto il mondo nel 2019 è stata la cardiopatia ischemica (47% dei decessi per causa cardiovascolari), seguita dall’ictus (36% dei decessi). La prevalenza più alta è stata in Egitto, Iran, Iraq, Libia, Marocco ed Emirati Arabi Uniti, la più bassa in Bolivia, Perù, Colombia, Ecuador e Venezuela. Vite, secondo gli esperti, che potrebbero essere salvate con una prevenzione efficace e di genere.
Nonostante a livello globale le malattie cardiovascolari nelle donne siano diminuite complessivamente del 4,3% dal 1990, alcune delle nazioni più popolose del mondo sono andate in controtendenza: tra questa la Cina (aumento del 10%), Indonesia (7%), e India (3%). Aumenti che richiedono interventi per migliorare la prevenzione, la diagnosi e il trattamento nelle regioni altamente popolate e in via di industrializzazione. I più alti tassi di mortalità si registrano in Asia centrale, Europa orientale, Nord Africa e Medio Oriente, Oceania e Africa subsahariana centrale, dove la mortalità standardizzata per età supera i 300 decessi per 100.000 donne.
I fattori di rischio per il cuore delle donne
L’ipertensione è il più grande nemico del cuore delle donne che contribuisce ad anni di vita persa per patologie cardiovascolari, seguita da un alto indice di massa corporea legato a sovrappeso e obesità e da valori elevati di colesterolo Ldl (oltre ad altri aspetti legati allo stile di vita). Questi fattori di rischio hanno un impatto diverso nel sesso femminile rispetto ai maschi. Incidono poi situazioni specifiche, come la menopausa prematura e i disturbi legati alla gravidanza e l’aborto spontaneo. Dal rapporto di Lancet, inoltre, emerge come la disoccupazione, l’ansia e la depressione oltre le disparità basate sullo stato socioeconomico e culturale, l’etnia e la povertà possano impattare sul benessere cardiovascolare femminile. L’obiettivo proposto dalla Commissione internazionale di Lancet per le malattie cardiovascolari nella donna è poter ridurre in tutto il mondo globalmente del 30% l’incidenza di malattie cardiache di ictus entro il 2030.