I sarcomi dei tessuti sono tumori rari, perché hanno un’incidenza inferiore a sei casi per 100.000 abitanti all’anno. Non solo. Esistono oltre 80 diversi tipi di sarcomi dei tessuti molli, ciascuno ha un comportamento biologico e clinico differente. Tutto ciò rende particolarmente complessa la diagnosi istologica e anche l’approccio terapeutico. Per questo motivo i pazienti affetti da sarcoma devono sempre essere presi in carico da centri di riferimento per la patologia, dove lavorano specialisti con particolare esperienza. La commissione europea ha identificato alcune strutture di eccellenza per la diagnosi e la cura. Tra queste, il Policlinico Giaccone di Palermo, che è sede del centro di riferimento regionale per i tumori rari ed eredo-familiari dell’adulto, coordinato da Antonio Russo, direttore di Oncologia. Non solo. Grazie al lavoro costante degli ultimi 20 anni portato avanti da Giuseppe Badalamenti e dalla sua équipe, il centro ha di recente ricevuto il sostegno della Commissione europea quale riferimento europeo per i sarcomi dei tessuti molli e Gist nell’ambito delle reti di riferimento Europee (Erns) come Euracan(European network for rare adult solid cancer). Merito anche dello scambio continuo con colleghi provenienti da altre strutture ospedaliere che ha consentito la formazione di team multidisciplinari che permettono ai pazienti presi in carico di ricevere le più adatte cure per ogni singolo caso. E, per personalizzare le terapie, le innovazioni tecnologiche sono decisive: influenzano le scelte in campo medico. Annuisce Fabio Pacifico, specialista chirurgo in tecniche mini-invasive dell’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, con all’attivo più di 2.000 procedure di chirurgia laparoscopica sia in chirurgia dell’apparato digerente che di urologia. Lui spiega che oggi, «più che a un cambiamento, assistiamo ad un processo di conferma di quanto è stato messo in campo nell’ultimo ventennio».
ALTA TECNOLOGIA
L’obiettivo è quello di praticare interventi sempre invasivi, pur ottenendo maggiori risultati anche in campo oncologico. L’impiego di metodiche innovative come la laparoscopia e la robotica hanno sconvolto e rivoluzionato vecchi concetti di chirurgia generale. Perché è chiaro che i cambiamenti vanno di pari passo con la tecnologia: 4K, 3D, trasmissione a distanza. «I risultati positivi – chiarisce Pacifico – nascono dalla continua collaborazione di équipe multidisciplinari e dall’aggiornamento costante. All’ospedale, Fatebenefratelli di Benevento l’esigenza di approcci chirurgici innovativi ha sempre caratterizzato l’operato dei chirurghi nelle diverse branche, consentendo di acquisire valide esperienze da parte di tutti. Parliamo di un centro che effettua un alto numero di procedure laparoscopiche, circa 300 di chirurgia bariatrica, 200 di chirurgia oncologica dell’apparato digerente, 200 per colecisti e vie biliari, 100 di chirurgia urologica maggiore, puntando su competenze, strumentazione adeguata e continuo confronto per un’analisi critica». Il mondo sanitario, soprattutto alla luce di quanto accaduto con la pandemia, necessita di un profonda riflessione, un cambiamento epocale che coinvolga e riorganizzi tutte le sue componenti. Questa è la sfida del futuro e la chirurgia non può essere da meno. Formare giovani chirurghi, tuttavia, è estremamente difficile e richiede molti anni. Così come adeguare le strutture, dotare i tutor degli strumenti necessari e, perché no, adeguare anche la parte economica alle direttive europee. Anche in Puglia Pasquale Ditonno, professore ordinario di Urologia all’Università di Bari, spiega che al Policlinico vengono eseguiti interventi di chirurgia robotica in urologia anche su pazienti pediatrici. La difficoltà in questo caso è rappresentata dallo spazio di manovra ancora più piccolo. Per gli interventi di chirurgia ricostruttiva, ad esempio, nel caso delle fistole fra vagina e vescica, la risoluzione con l’ausilio della chirurgia robotica rappresenta un grandissimo passo avanti nei tempi di guarigione. «E la realtà aumentata – prosegue Ditonno -, sta iniziando a fare capolino nell’ultra specializzazione: permette di vedere ingrandite anche lesioni molto piccole consentendo quindi una precisione maggiore del gesto chirurgico con un notevole vantaggio per il paziente che vede risparmiata una parte maggiore dell’organo ammalato. Tutto ciò consento una qualità di vita migliore dopo l’intervento. Alta specializzazione, aggiornamento continuo, gestione delle risorse, ecco le nuove caratteristiche dell’operato dei chirurghi.
Emanuela Di Napoli Pignatelli