Circa 4mila bambini sono stati reclutati in un’indagine per misurare i livelli di iodio nella popolazione italiana. La concentrazione urinaria nei piccoli di età compresa tra gli 11 e i 13 anni ha dimostrato il raggiungimento della iodosufficienza in tutte le Regioni, mentre la valutazione ecografica del volume tiroideo ha mostrato la scomparsa del gozzo in età scolare. Il report è stato condotto dall’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia-OSNAMI dell’ISS in collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo ed ha riguardato 9 Regioni rappresentative del Nord, Centro e Sud del Paese (Liguria, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Calabria, Sicilia).
I numeri dimostrano l’utilizzo del sale iodato in circa il 70% delle famiglie dei bambini reclutati, dato in linea con i risultati dello studio PASSI condotto dall’ISS su 130.000 intervistati adulti, che ha evidenziato l’uso del sale iodato nel 74% degli Italiani intervistati.
Inoltre, è stata analizzata la frequenza di valori elevati di TSH neonatale, che è un marcatore utilizzato per lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito in tutti i neonati ed è un indicatore di nutrizione iodica in epoca neonatale e, indirettamente, della gravidanza. Anche l’analisi di questo indicatore ha mostrato un miglioramento con una riduzione dei valori elevati (6.4% nel 2004; 4.9% nel 2018).
Questi dati, presentati a ridosso della Settimana Mondiale della Tiroide (24-30 maggio), sono il risultato della seconda sorveglianza sullo stato nutrizionale iodico della popolazione italiana (Rapporto ISTISAN) e giungono a 15 anni dall’approvazione della Legge 55/2005 “Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica”, che ha introdotto il programma di iodoprofilassi nel nostro Paese regolando la vendita e l’utilizzo del sale iodato.
Il successo del programma nazionale di iodoprofilassi, che si basa sull’uso di sale iodato, è stato raggiunto nonostante negli ultimi anni si sia osservata in Italia una riduzione di circa il 12% del consumo di sale nella popolazione, così come dimostrato da un recente studio coordinato dall’ISS. Questa che sembra una contraddizione si spiega con il fatto che la concentrazione di iodio nel sale commercializzato in Italia (30 mg/kg) è aumentata, consentendo di assumere più iodio con meno sale.
“Il raggiungimento della iodosufficienza certamente rappresenta un traguardo importante per la salute pubblica – commenta Antonella Olivieri, responsabile dell’OSNAMI -. Tuttavia in una prospettiva futura esso costituisce solo un primo passo nel lungo percorso ancora da fare per consolidare il programma nazionale di iodoprofilassi. L’obiettivo che il Paese ora dovrà porsi sarà quello di garantire la sostenibilità di questo importante programma di prevenzione. Ciò sarà possibile se si potrà realizzare una incisiva azione di formazione sull’importante tema della prevenzione dei disordini da carenza iodica che sia rivolta non solo alle nuove generazioni di medici, nutrizionisti e dietisti, ma anche agli studenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, così come già sperimentato con successo con il protocollo d’intesa tra Istituto Superiore di Sanità, società scientifiche, associazioni dei pazienti e MIUR nel triennio 2016-2019”.