Oltre il 70% delle persone con problemi d’udito convivono con un certo grado di acufene o tinnito. Se un tempo si pensava che il problema fosse di esclusiva competenza dell’otorino laringoiatra, oggi è chiaro che affrontare efficacemente questo sintomo è fondamentale un approccio olistico, che coinvolga diversi professionisti della salute.
Percepire ronzii, sibili o fischi
Si parla di sintomo, perché questo disturbo, caratterizzato appunto dalla percezione di ronzii, sibili o fischi, non è una malattia specifica, ma un sintomo che può influire in modo drammatico sulla qualità della vita. Le cause principali dell’acufene includono stress e affaticamento, infezioni dell’apparato uditivo e l’invecchiamento. Dunque, le possibili cause dell’acufene sono molte e solo con una serie di visite ed esami è possibile capire qual è l’innesco e provare ad affrontare efficacemente il problema.
Acufene: cos’è e quali sono le cause
L’acufene può essere causato dall’esposizione a suoni forti che danneggiano le cellule sensoriali nell’orecchio interno, dall’eccesso di cerume, dalla pressione arteriosa alta e dai disturbi che riguardano i nervi sensoriali. A peggiorare le cose ci si mettono le cattive abitudini come il fumo, il consumo di alcolici o caffeina, e l’assunzione di quantità eccessive di acido acetilsalicilico (contenuto in farmaci di uso comune) o di antibiotici possono aggravare il problema.
Un Approccio olistico per il trattamento
Come detto, affrontare l’acufene richiede il contributo di una squadra di professionisti. Oltre alla terapia audioprotesica, è essenziale il supporto di esperti in neuropsicologia, geriatria, gnatologia e educazione ritmico-musicale. Un trattamento multidisciplinare può aiutare a migliorare significativamente la qualità della vita delle persone affette da acufene. Cinque delle principali terapie attualmente utilizzate sono:
Terapie farmacologiche
Nonostante non esistano trattamenti farmacologici specifici per sopprimere l’acufene, alcuni farmaci possono aiutare a gestire l’ansia e la depressione che spesso accompagnano questo disturbo. Le benzodiazepine, utilizzate da tempo nella pratica clinica, mostrano effetti positivi su circa un terzo dei pazienti con acufene. Tuttavia, il loro uso dovrebbe essere limitato nel tempo per evitare il rallentamento della plasticità cerebrale e l’adattamento alla percezione dell’acufene.
Intervento psicologico
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) si è rivelata efficace nell’affrontare i pensieri disfunzionali e nell’uso di tecniche di rilassamento per migliorare la qualità della vita dei pazienti con acufene. Una metanalisi su 285 pazienti non ha trovato differenze significative nella percezione dell’acufene e nel livello di depressione tra il gruppo di controllo e quello sottoposto a CBT, ma ha evidenziato un miglioramento significativo nella qualità della vita del secondo gruppo. Quando combinata con la Tinnitus Retraining Therapy (TRT), la CBT mostra risultati ancora più positivi, soprattutto nel decondizionamento dell’acufene da emozioni come ansia e paura.
Neuromodulazione
La Stimolazione Magnetica Transcranica Ripetitiva (rTMS) è una tecnica sperimentale che utilizza campi magnetici per stimolare aree cerebrali attivate dall’acufene. Questo trattamento è già in uso per alcune malattie neurologiche e ha mostrato efficacia in circa il 50% dei pazienti con acufene. Un’altra tecnica in fase sperimentale è la stimolazione elettrica della corteccia uditiva, che utilizza elettrodi posizionati direttamente sulla corteccia o sulla dura madre. Tuttavia, questa sperimentazione è attualmente limitata a pochi pazienti.
Biofeedback
Il biofeedback, e il più avanzato neurobiofeedback, può aiutare a ridurre significativamente l’acufene insegnando ai pazienti a controllare la loro attività cerebrale e organica. Questa metodica si basa sulla registrazione dell’elettroencefalogramma o di parametri fisiologici, che vengono convertiti in segnali sonori o visivi. Quando il paziente riesce a modificare positivamente questi parametri, riceve una ricompensa come l’ascolto di musica piacevole o la visione di immagini gratificanti. Tuttavia, non esistono certezze scientifiche sull’efficacia del biofeedback.
Terapie naturali
Molti pazienti ricorrono a trattamenti alternativi come agopuntura, cure omeopatiche, Ginkgo Biloba, diete specifiche, idrocolonterapia, pranoterapia, controllo di intolleranze alimentari, fiori di Bach, rimedi erboristici e terapie energetiche. Questi metodi naturali possono portare qualche vantaggio, ma è bene evidenziare che purtroppo non esistono evidenze scientifiche che ne provino l’efficacia nella riduzione dell’acufene.
Benché non esista una terapia definitiva, rivolgersi ad un centro specializzato per il trattamento è il primo passo per avere una diagnosi e provare a risolvere il problema o, quantomeno, per ridurre l’impatto che questo ha sulla vita di tutti i giorni, sul lavoro e sulle relazioni personali. L’importante è non arrendersi all’idea di poter stare nuovamente bene ed ritrovare una buona qualità di vita.