Il 3% di tutti i tumori “solidi” è costituito da carcinoma renale, un tumore per il quale si stanno avendo sempre più diagnosi. Non solo si tratta di un tumore maligno, il carcinoma renale ha anche la particolarità di essere silente per molto tempo, così (in oltre il 60% dei casi) si arriva ad una diagnosi solo in maniera occasionale. Nonostante la continua evoluzione tecnologica in campo diagnostico, ancora oggi il 20% circa dei carcinomi renali si presenta già con metastasi al momento della diagnosi, dato questo, che ha un impatto molto negativo sulle prospettive di vita dei pazienti che ne sono affetti. Di qui l’importanza del lavoro svolto sotto il profilo della ricerca dalla Clinica Urologica di Perugia diretta dal professor Ettore Mearini. Con l’attività del proprio laboratorio di ricerca di base, cui afferiscono i dottori L. Cari, V. Maulà, R. Cagnani e C. Suvieri, e grazie alla collaborazione con l’Istituto di Farmacologia, con il professor G. Nocentini, si punta proprio a poter individuare marcatori biomolecolari che consentano una diagnosi più precoce e al tempo stesso accurata di ogni forma di tumore renale.
MARCATORI BIOMOLECOLARI
Molteplici i possibili risvolti di questa attività: questi marcatori potrebbero infatti consentire, associati ad esami di imaging ecografico, di attuare veri e propri programmi di screening per il carcinoma renale in modo da individuare il tumore quando è ancora in fase iniziale e quindi curabile. I marcatori biomolecolari, inoltre, fornirebbero le informazioni necessarie a distinguere i tumori più aggressivi da quelli meno aggressivi, fino a determinare quelli per i quali non servono trattamenti. In altre parole, questi marker urinari permetterebbero di diversificare e individuare i vari tipi di trattamenti, fatto particolarmente importante nel caso dei tumori silenti di piccole dimensioni. Da anni ormai, il professor Ettore Mearini e i suoi collaboratori, (i dottori G. Cochetti e J.A.Rossi De Vermandois) stanno portando avanti un nuovo modo di fare ricerca, basato sull’integrazione tra la ricerca clinica e quella di base applicata, al fine di poter individuare una vera e propria “carta di identità” per ogni tumore urologico, che consenta di acquisire precocemente informazioni diagnostiche e prognostiche delle patologie per poterle così trattare in maniera personalizzata e al tempo stesso precoce, sfruttando le tecniche chirurgiche più innovative.
GENOMA
L’attività di ricerca del team multidisciplinare si è basata sullo studio di piccole parti di trascritti del genoma umano chiamati microRNA in grado di regolare molte attività fisiologiche del corpo umano, ma che, se alterate nella loro espressione, protagoniste del processo di sviluppo e progressione di diversi tipi di tumore, tra cui quello renale. Attraverso l’analisi di banche dati bioinformatiche, i ricercatori hanno selezionato i microRNA più probabilmente coinvolti nella cancerogenesi renale e ne hanno testato l’alterata espressione nei tessuti tumorali, nel siero ed infine nelle urine dei pazienti affetti da tumore del rene. Quindi le concentrazioni nelle urine dei microRNA selezionati sono state confrontate con quelle delle urine di soggetti sani, dimostrando come alcuni di essi possono rappresentare dei biomarcatori utili per una diagnosi accurata e non invasiva del carcinoma renale. I risultati di tale ricerca, frutto di un’intensa attività di ricerca clinica e laboratoristica, sono stati pubblicati da Scientific Report una tra le più prestigiose riviste scientifiche internazionali che ha evidenziato la bontà dello studio e l’importanza degli obiettivi raggiunti.
di Emanuela Di Napoli Pignatelli