Il sovrappeso e l’obesità rappresentano, nelle società avanzate, un vero e proprio problema di salute pubblica affrontato più volte anche dall’O.M.S., che li considera tra le maggiori sfide da affrontare in questo secolo. L’attenzione rivolta all’aspetto fisico, proposto dal quotidiano bombardamento mediatico come unico strumento concreto per la piena realizzazione personale e sociale, indirizza i pazienti a chiedere risultati non solo “pieni”, ma anche e soprattutto immediati, preferibilmente con il minimo dispendio di energie fisiche e mentali.
Il cocktail di farmaci “scioglipancia” e “bruciagrassi” è pertanto diventato, da alcuni anni, la fantasiosa panacea per risolvere il problema della “prova costume”, con il risultato che è aumentato vertiginosamente il contenzioso medico-legale per malpractice medica in questo ambito, con medici (e, spesso, anche personale non medico) condannati per aver colposamente provocato danni, spesso anche mortali, alla salute di pazienti a volte ingenui, spesso votati all’esposizione a qualunque rischio, comunque sempre poco o per nulla correttamente informati.
E’ allora necessario ricordare come questi cocktail di farmaci “galenici” (ossia preparati in farmacia) non sono, nella maggior parte dei casi, prodotti “omeopatici” o “naturali” né rappresentano una rivoluzione nel panorama della farmacopea, quasi fossero delle formule segrete: sono un mix di sostanze note, spesso con attività contrastanti fra loro, con un rapporto rischio-beneficio inaccettabile, il cui ricorso non solo è pericoloso e diseducativo, ma a volte francamente vietato dalla legge.
Il Ministero della Salute, di fatti, ha chiaramente vietato l’uso della miscela di alcuni principi attivi, come triac, clorazepato, fluoxetina, furosemide, metformina, bupropione e topirimato, sostanze peraltro già utilizzate per la cura di altre patologie per le quali, prese singolarmente, restano autorizzate in funzione della loro indicazione ufficiale, riscontrabile da chiunque nella lettura del “bugiardino” del farmaco. Queste miscele, inoltre, non solo sono vietate per i potenziali gravi effetti collaterali ed il rapporto “rischio-beneficio” sfavorevole, ma anche perché sprovviste di un foglietto illustrativo chiaro a cui il paziente possa fare riferimento per sapere cosa assume e dare il suo consenso.
In Italia non esistono, infatti, farmaci (codificati e sperimentati) con una indicazione specifica per la terapia dell’obesità poichè il farmaco, in sè, può essere utilizzato, nei casi di maggiore rilevanza, solo a supporto di una terapia nutrizionale “calzata” sul paziente, sulla sua storia clinica, sul suo metabolismo, sul suo profilo psicologico, etc. Fino a qualche anno fa, erano effettivamente sul mercato farmaci “dimagranti” per i quali era necessaria la prescrizione del medico, la sibutramina e l’orlistat. La prima è stata più volte immessa e ritirata dal mercato fino al. 24 gennaio 2010, quando è stata nuovamente bandita su indicazione dell’AIFA. E’ tuttavia possibile reperirla clandestinamente anche attraverso la Rete e, pertanto, è opportuno ribadire come il suo uso sia vietato e comunque potenzialmente pericoloso. Il secondo, attualmente, è entrato a far parte della categoria dei cosiddetti “dimagranti da banco”, ma non possiede una azione dimagrante in senso stretto, poiché agisce bloccando l’azione degli enzimi responsabili della digestione e dell’assorbimento dei grassi: il suo uso, pertanto, non solo non è indicato in tutti i tipi di obesità, ma non neppure è esente dalla potenziale comparsa di effetti collaterali anche importanti, per cui una assunzione non “meditata” ed in assenza di supervisione resta fortemente sconsigliabile.
In sintesi, ognuno di noi dovrebbe sempre essere consapevole che il sovrappeso e l’obesità, prima di rappresentare un problema “estetico”, sono un problema di “salute”, a volte causa altre effetto delle più diverse problematiche: affidarsi a riconosciuti professionisti del settore che approcciano il paziente nell’interezza della sua condizione psico-fisica e che evitano di proporre soluzioni tanto “miracolose” quanto potenzialmente dannose, se non francamente illegali, rappresenta l’unico comportamento ispirato al rispetto di se stessi. Acquisire consapevolezza del proprio stato di salute è il primo indispensabile passo verso il raggiungimento del benessere.
I coktail, quelli veri, beviamoli in spiaggia, non in ambulatorio.
di Giuseppe Cenname