Sono quasi 43 mila le donne in Italia che vivono con una pregressa diagnosi di tumore all’ovaio, una cifra pari al 2% di quelle con una pregressa diagnosi tumorale di altro tipo. Il tumore ovarico ha una componente genetica studiata e ormai riconosciuta e il 10% delle donne affette da questa malattia, proprio per questa caratteristica genetica (mutazione dei geni BRCA), hanno maggiori rischi di sviluppare questo tipo di tumore. Da poco, uno studio ha dimostrato l’esistenza di una terapia (attiva con un farmaco specifico detto PARP Inibitore) capace di funzionare solo contro i tumori che colpiscono le donne che abbiano sviluppato questa caratteristica genetica.
Dal momento che ora, grazie alla genetica, è possibile individuare le pazienti che potrebbero utilizzare questo farmaco, la rete la Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta, ha ideato un protocollo specifico dedicato a queste pazienti e ha identificato nella Città della Salute di Torino, diretto dalla professoressa Barbara Pasini, la struttura dove saranno eseguiti i test genetici. Un luogo, questo, che rispecchia determinati standard di alta qualità in cui effettuare test sofisticati e specifici come quelli genetici dove potrebbero essere chiamate, si stima, 300 donne ogni anno.
Nel 2016 questa malattia potrebbe colpire circa 5200 donne. Il rischio di sviluppare un tumore all’ovaio nel corso della vita di una donna è di 1 su 74; un rischio molto basso nelle donne fino ai 49 anni (1 su 499) più alto invece per le donne sopra i 50 anni (1 su 70). Il numero delle donne uccise da questa malattia nel 2013 é stato di 3302, pari al 5% dei decessi causati da tumore nelle donne. Secondo i dati, sono il 38% le donne che sopravvivono 5 anni dopo una diagnosi di tumore ovarico in Italia, nel Nord Europa invece il 41%.