Quando andiamo dal medico la nostra privacy è tutelata? La risposta è certamente sì, anche se sta molto facendo discutere tra i camici bianchi una richiesta (forse impropria) da parte degli uffici regionali della Campania volta ad incrementare il registro per i tumori. L’allarme è lanciato dai medici di medicina generale della Fimmg Napoli, per voce dei segretari Luigi Sparano e Corrado calamaro. «Il problema – confermano i sindacalisti – nasce dalla richiesta pervenuta dagli uffici regionali che puntano ad incrementare il registro tumori della Campania. In pratica, viene chiesto ai medici di medicina generale di trasmettere dati sensibili dei pazienti deceduti a causa di un tumore e, come se la richiesta non fosse già abbastanza problematica, ci viene richiesto di utilizzare un numero di fax».
Il fine non giustifica i mezzi
Benché il fine sia nobile, si punta a saperne quanto più è possibile sulle neoplasie che colpiscono i pazienti campani, è chiaro che per i medici di famiglia si crea un grosso problema sotto il profilo legale. In linea teorica, ma anche nella pratica, un medico che dovesse trasmettere dati sensibili senza il consenso del paziente (o dei familiari, nel caso di un paziente ormai deceduto) potrebbe essere portato in giudizio e condannato. Di qui la problematicità della richiesta avanzata dagli uffici regionali. Un conto è (come anche avviene) che si richieda di confermare quanto appreso tramite documenti ufficiali, altra cosa è invece spingere i medici ad integrare le informazioni esistenti con i propri database. Per di più trasmettendo le informazioni tramite un fax, che non offre alcuna garanzia su chi e in che tempi riceverà le notizie.
Sistemi informatici
«La comunicazione – dicono Sparano e Calamaro – è apparsa sui nostri monitor tramite il sistema informatico intranet (una sorta di rete aziendale privata), ma non possiamo condividere questo modo di procedere, riteniamo che debbano esistere altri mezzi e altre procedure per arrivare a definire un dato statistico attendibile». Quello della privacy resta insomma un tema scottante, che potrebbe trovare soluzione nei prossimi mesi. A quanto pare, ad agosto le cose potrebbero cambiare grazie ad una legge delega del governo. «La gestione di alcuni dati sensibili – chiarisce il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti – potrebbe cambiare in forza di finalità assistenziali o di raccolta epidemiologica. Tuttavia sarà fondamentale che questi dati vengano resi anonimi. Altrimenti questo meccanismo di semplificazione diventerà solo un escamotage che metterà a rischio la privacy dei cittadini».