Nel 2019, e non certo in paesi del Terzo Mondo, il morbillo fa ancora paura. A far parlare sono stati gli Usa, colpiti da un’epidemia tanto violenta da costringere l’amministrazione a decidere per la quarantena di più di mille persone. Sotto la lente, ad aprile, due atenei di Los Angeles, la University of California e la California State University. Addirittura a New York, dove si è registrato il maggior numero di casi, si è arrivati a dichiare l’emergenza. Il numero dei contagi è salito ai massimi dal 2000 fino a spingere il presidente Donald Trump a lanciare un invito alla vaccinazione.
L’ITALIA
Uno scenario che sembra uscito dal copione di un film, ma non molto lontano da quello che è avvenuto in Italia. Nel Bel Paese i dati dell’Istituto Superiore di Sanità disegnano un quadro non molto dissimile – fatte le dovute proporzioni – con quello statunitense. Dal primo gennaio al 30 aprile 2019 sono stati segnalati in Italia 864 casi di morbillo, di cui 299 nell’ultimo mese. Diciannove Regioni hanno segnalato casi, ma oltre due terzi sono stati registrati nel Lazio (245), Lombardia (233) ed Emilia Romagna (144). Nel 32,6% dei casi c’è stata almeno una complicanza, tra cui anche due casi di encefalite. In crescita anche l’età dei casi che è salita a 30 anni. Sono stati inoltre segnalati 52 casi tra operatori sanitari e 15 tra gli operatori scolastici. Il 10% dei colpiti (86) aveva meno di cinque anni di età, di questi 31 aveva meno 1 anno. Il 48,3% dei casi si è verificato in persone di sesso femminile. La complicanza più frequente è stata la diarrea (112 casi), seguita da epatite/aumento delle transaminasi (110), e cheratocongiuntivite (76). Il 6% dei casi ha sviluppato una polmonite. Nel mese di febbraio 2019 è stato segnalato un decesso per complicanze respiratorie del morbillo, in una persona adulta (45 anni) non vaccinata, con patologie concomitanti. Il 43,4% dei soggetti è stato ricoverato e un ulteriore 26,7% si è rivolto ad un Pronto Soccorso. Le uniche regioni morbillo ‘free’ dall’inizio dell’anno a fine aprile sono state Valle d’Aosta e Basilicata, segue la Sardegna con un caso e le provincie autonome di Trento e Bolzano con due. Infine dal 1 gennaio al 30 aprile 2019 sono stati segnalati 7 casi di rosolia con un’età mediana di 29 anni.
IMMUNIZZAZIONE
Nonostante questi dati, molti genitori ancora guardano con diffidenza alla vaccinazione. A tutti loro gli esperti rivolgono una considerazione: il 5-6% dei bambini con morbillo sviluppa polmonite, e in un caso su mille può presentarsi un’encefalite. Vale a dire una grave infezione del cervello, che porta alla morte o lascia un ritardo mentale. Al contrario, complicanze importanti del vaccino sono talmente rare da far registrare una frequenza migliaia di volte inferiore a quelle date dalla malattia. Tutto questo ci spinge alla fine ad un’unica considerazione: ora che l’emergenza è passata, e in vista che si arrivi al prossimo anno, facciamo in modo che il vaccino sia lo scudo di difesa per i nostri figli. Evitiamo di cadere nel paradosso dei vaccini, che sono talmente efficaci da farci dimenticare (ciclicamente) quanto siano importanti.