Sale a 40 miliardi la spesa sanitaria privata, che dal 2013 al 2017 è aumentata del 9,6% in termini reali, molto più dei consumi complessivi (+5,3%). Nell’ultimo anno sono stati 44 milioni gli italiani che hanno speso soldi di tasca propria per pagare prestazioni sanitarie per intero o in parte con il ticket. Se si pensa che, soltanto due anni fa, erano 36 milioni, è chiara la rapida crescita del fenomeno (+8 milioni, aumento del 22%).
Condizioni che aumentano la percezione di iniquità e che sono destinate a peggiorare: secondo le stime della Ragioneria Generale di qui a 7 anni saranno necessari dai 20 ai 30 miliardi di euro aggiuntivi per finanziare un Sistema Sanitario gravato dalle sfide demografiche e stretto da mutamenti economici e sociali. “Il che, in altri termini, vuol dire – spiega Marco Vecchietti, Amministratore delegato di RBM Assicurazione Salute – che se non si avvierà anche nel nostro Paese un Secondo Pilastro Sanitario attraverso un sistema di Polizze e Fondi Sanitari aperti a tutti, il costo delle cure che i cittadini dovranno pagare di tasca propria finirà per raggiungere (nel 2025) quasi 1.000 Euro a testa”. È quanto è emerso in occasione del Welfare Day di quest’ anno, promosso da RBM Assicurazione Salute. I dati dell’VIII Rapporto CENSIS – RBM Assicurazione Salute sulla Sanità Pubblica, Privata e Intermediata, mostrano come la sanità privata colpisca maggiormente i redditi medio bassi, i malati (in particolare i cronici), gli anziani (in particolari i non autosufficienti) e sia una costante di tutte le famiglie italiane da Nord a Sud.
“La spesa sanitaria privata – ha detto Vecchietti – rappresenta la piú grande forma di disuguaglianza in sanitá. Con l’introduzione di un Secondo Pilastro Sanitario si potrebbe tagliare di 20 miliardi di euro, riducendone l’impatto sui redditi delle famiglie italiane, in particolare per quelli medio bassi”.