Una nuova strategia per definire la prognosi del melanoma. Si basa su un nuovo algoritmo in grado di calcolare l’ aggressività di una cellula tumorale e quindi il suo potenziale metastatico. Una scoperta che, applicata anche ad altri tumori, apre a nuovi tipi di diagnosi e di prevenzione delle complicanze come la metastatizzazione. Lo studio, pubblicato sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research (JECCR), è stato condotto dal Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI-IRCCS) e le università di Salerno e di Verona.
“Abbiamo dimostrato per la prima volta – dice Francesco Facchiano, coordinatore dello studio – l’utilità di misurare l’aggressività delle cellule tumorali con metodi funzionali, calcolando cioè quanto funzionano alcuni specifici meccanismi cellulari, piuttosto che semplicemente misurare la presenza o assenza di determinati biomarcatori, come si fa di solito. È come se per valutare il traffico in una città non ci limitassimo a contare il numero di automobili immatricolate o di semafori presenti sulle strade, ma piuttosto contassimo le automobili circolanti e i semafori funzionanti e quelli non-funzionanti”.
Il melanoma è il più pericoloso dei tumori della pelle: è spesso letale, se diagnosticato troppo tardi. La sua incidenza nella popolazione è in aumento per motivi ambientali e di stili di vita. Lo studio ha messo in luce l’importanza di alcune vie metaboliche coinvolte nel determinare l’aggressività del melanoma. Gli esperimenti sono stati eseguiti su modelli cellulari e i meccanismi molecolari coinvolti sono stati verificati sui dati di pazienti disponibili pubblicamente online.
Lo studio
È stato assegnato un punteggio di aggressività, chiamato Melanoma AGgressiveness Score (MAGS), calcolato misurando la proliferazione, la migrazione, l’invasione e il tempo di raddoppiamento di 10 linee cellulari di melanoma umano che sono state così raggruppate in due gruppi distinti con diversa aggressività, secondo il corrispondente MAGS. Due linee cellulari sono state selezionate come modelli rappresentativi rispettivamente di maggiore o di minore aggressività. Questi due modelli sono stati quindi estensivamente analizzati con diverse metodiche “omiche” e analisi bioinformatiche da cui è emerso che la secrezione di molecole di segnale, l’espressione di proteine e la funzione di alcuni enzimi sono significativamente differenti nelle due linee cellulari. Il ruolo chiave di uno dei fattori importanti, il TNF (Tumor Necrosis Factor), è stato quindi confermato da una validazione funzionale. Infatti, inibendo il TNF con un anticorpo specifico, l’aggressività delle cellule del melanoma è stata fortemente ridotta.
Lo studio dimostra che un approccio funzionale come il calcolo del MAGS sviluppato per misurare l’aggressività di cellule tumorali, come ad esempio quelle isolate direttamente da pazienti, può aiutare nella classificazione prognostica e nella identificazione di nuovi bersagli molecolari con potenziale rilevanza terapeutica.