di Marco Trabucco Aurilio
Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e da almeno 140 paesi. Ma nonostante ciò, ancora oggi, più della metà della popolazione mondiale non è coperta da servizi sanitari essenziali, risultando più vulnerabile a malattie e crisi globali, come è stato nel caso della pandemia da Covid-19. In un’era caratterizzata da rapidi cambiamenti climatici, crescente urbanizzazione e globalizzazione, e in un mondo sempre più interconnesso, la relazione tra la salute umana, animale e ambientale non è mai stata così evidente; al tempo stesso, non si può più ignorare l’interdipendenza tra il diritto alla salute e altri diritti fondamentali.
Il concetto di Planetary Health, che riconosce la complessità, l’interdipendenza e la permeabilità delle interazioni tra la salute degli esseri umani e quella dell’ecosistema, diventa quella lente essenziale attraverso cui guardare alla sostenibilità futura e all’equità globale. Un cambio di paradigma che invita a riconoscere la salute planetaria come prioritaria in tutte le politiche pubbliche. E questo non può che richiedere un approccio integrato e interdisciplinare, che coinvolga non solo scienziati e medici, ma anche economisti, ingegneri, urbanisti, decisori politici, fino ad arrivare ai divulgatori e agli educatori, che più di tutti possono trasmettere conoscenze e consapevolezze, in particolare ai più giovani. Senza dimenticare, infine, il ruolo fondamentale che ciascuno di noi, attraverso le proprie azioni quotidiane, può avere nella promozione della salute globale.
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Articolo pubblicato su IL MATTINO il giorno 21 aprile 2024 con la collaborazione del network editoriale PreSa – Prevenzione Salute