Dal punto di vista clinico si definisce “disturbo ossessivo compulsivo”, un problema più diffuso di quanto si possa credere. I sintomi? Un susseguirsi incontrollato e ripetitivo di idee indesiderate, in genere incongrue, sconnesse dal resto del pensiero. Dubbi irrisolvibili, riti, di azioni finalizzate a evitare eventi indesiderati in modo magico e premure esasperanti. Spesso il disturbo – spiega la psichiatra Gemma Trapanese – è complicato da depressione e da una grave menomazione nella vita sociale, tanto che gli stessi familiari o colleghi possono essere condizionati in modo significativo. Nelle azioni di controllo che hanno spesso una componente fobica, spiccano l’ossessione per la pulizia e la continua incertezza/verifica di misure atte a chiudere il gas, la luce, l’acqua, le porte, le finestre, ma anche azioni più complesse volte a eliminare possibilità assai fantasiose di provocare disastri o di evitare contatti. Questi sintomi producono a volte gravi problemi relazionali».
Come nasce
La genesi del disturbo ossessivo è quasi sempre associata «ad una certa ambivalenza, coesistenza dell’amore e dell’odio in ogni manifestazione dei propri sentimenti nei confronti di una persona affettivamente significativa e dalla paura di danneggiare con i propri desideri sessuali l’oggetto desiderato. Il completamento ossessivo deve contenere da una parte l’aggressività o il desiderio sessuale, impedendo loro di estrinsecarsi e dall’altra dare loro una soddisfazione, indiretta e camuffata». Gli impulsi indesiderati non sono adeguatamente rimossi. La persona finisce col difendersi disconnettendosi dal resto dei suoi vissuti. «Questo meccanismo – continua la psichiatra – è molto evidente nell’isolamento di un contenuto ideativo compromettente dal resto delle emozioni e dell’attività mentale. Questo disturbo va comunque distinto da un disturbo analogo, detto ossessivo compulsivo di personalità, in cui gli schemi di comportamento, duraturi, non causano disagio ai pazienti, che sono perfettamente adattati, riuscendo addirittura ad eccellere in alcuni ambiti, proprio grazie a certe personali caratteristiche: rigorosa devozione al lavoro, attenzione al dettaglio, all’ordine, all’organizzazione, parsimonia, ostinatezza.
Guarire si può
Dal disturbo si guarisce: «è pur vero che molti pazienti resistono agli sforzi terapeutici». Questo perché, spesso, questi sintomi proteggono da scompensi più gravi: rappresentano, cioè, per il paziente una “soluzione” che per quanto scomoda, serve ad andare avanti e a mettersi al riparo dalle ragioni profonde. «La psicoterapia può migliorare notevolmente il funzionamento interpersonale dei pazienti, affrontando così problematiche relazionali secondarie alla sintomatologia. In definitiva – conclude la psichiatra – la patologia ossessiva colma lo spazio di una impossibile intimità».