Ospedale stampa in 3D
Deve mettere il gesso, vada in sala stampante. Una frase del genere, che sino a qualche tempo fa non avrebbe avuto alcun senso, oggi potremmo sentirla veramente. Se è vero che le visioni cinematografiche hanno spesso anticipato i prodigi della tecnica, ecco arrivare al Meyer di Firenze la stampa in 3D. L’esordio di questo prodigio tecnologico è legato al “T3Ddy”, laboratorio congiunto istituito con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze, che declina la stampa 3D in modo innovativo per una serie di avanzatissimi impieghi: dalla creazione di modelli tridimensionali per migliorare l’approccio chirurgico, alla realizzazione di “gessi” davvero su misura degli arti, più leggeri e comodi per i bambini, all’impiego educativo e ludico grazie al carrello della “maker therapy”, oltre al vasto utilizzo nella simulazione in pediatria per la formazione degli operatori.
Come in Grey’s Anatomy
L’esperienza del Meyer ricorda da vicino, ma con le dovute differenze, quanto proposto nella decima stagione della serie tv Grey’s Anatomy. La serie cult ha avuto infatti il merito di contribuire a livello mondiale alla diffusione della stampa 3D e al suo potenziale in ambito medico. VA detto che nella fiction la stampa in 3D assume aspetti molto fantasiosi, Cristina Yang e Meredith Grey si contendono una stampante 3D che l’una vuole usare per creare una vena porta da installare nella pecora Dolly e che l’altra vuole impiegare per creare un condotto in grado di salvare un neonato.
Al servizio dei bimbi
Al Meyer l’introduzione della stampa in 3D nella pratica clinica è indirizzata soprattutto a supporto della cura di patologie pediatriche. I dispositivi medici per i bambini (impiantabili e non) hanno spesso bisogno di seguire le fasi di crescita del piccolo. Quindi l’uso di sistemi di produzione “cuciti su misura” del paziente garantiscono una migliore funzionalità e una più semplice installazione. Facendo leva sull’illimitata flessibilità che i moderni sistemi di stampa 3D mettono a disposizione, il laboratorio T3Ddy mira appunto a creare nuove opportunità nell’avanzamento della medicina pediatrica. Introducendo le tecnologie 3D nella pratica clinica, T3Ddy getta le basi per la standardizzazione delle procedure per la costruzione dei dispositivi medici “customizzati” in linea con la filosofia delle cure personalizzate, dove ogni paziente è unico e la soluzione viene costruita intorno a lui. Molto interessanti anche alcuni progetti pilota nati dalla pratica clinica che usano la stampante tridimensionale per rispondere a esigenze nate dal letto del paziente, come la realizzazione di gessi su misura creati con materiali più leggeri, lavabili e traspiranti, lo sviluppo di nuovi dispositivi medici per il trattamento di malformazioni della cassa toracica, la ricostruzione di parti anatomiche fondamentali per la pianificazione e l’esecuzione degli interventi più complessi, ma anche per avvicinare i più piccoli alla scienza e alla tecnologia. Tra i progetti c’è anche quello che il Miur ha di recente finanziato al Meyer, che impiega la stampa 3D nelle attività di gioco della ludoteca.