Dormiremo un’ora in meno e ci metteremo a tavola in orari diversi dal solito. Sabato torna l’ora legale. L’esperto suggerisce i tipi di alimenti e quando possono essere di aiuto per riprendere il ritmo circadiano.
Si tratta di un cambiamento a cui siamo ormai abituati per almeno 2 volte l’anno quello che ci fa spostare le lancette dell’orologio. Ma quanto può incidere sulla nostra tavola e sulla nostra dieta? Per capire meglio la relazione tra i nostri ritmi interni e quelli a tavola, interviene Paolo Bianchini, consulente nutrizionale e autore del Metodo Bianchini.
Cambio dell’ora può incidere sulla dieta
Esiste nel nostro organismo un meccanismo chiamato ritmo circadiano che rappresenta l’orologio biologico di numerose funzioni dell’organismo (es. temperatura corporea, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, secrezione ormonale e ciclo sonno-veglia) e che può risentire del cambio delle lancette.
“I cambiamenti di questa attività vengono regolati da una serie di molecole specifiche prodotte prevalentemente dall’ipotalamo, ma anche da fattori esterni come il cambio dell’ora, l’alternanza a buio/luce, la temperatura, le esigenze sociali. La ghiandola pineale – spiega BIANCHINI – secerne la melatonina che favorisce il ciclo sonno veglia e viene prodotta solo in condizioni di buio. Possono avvenire delle alterazioni di questo ritmo a seguito di motivazioni endogene oppure a seguito di una mancata “sincronizzazione” tra l’orologio biologico e il ritmo imposto all’esterno come per esempio il caso del cambio dell’ora solare. Le conseguenze di questa alterazione sono affaticamento, sonnolenza diurna ma anche disturbo del sonno con difficoltà ad addormentarsi. Un corretto stile alimentare può mantenere la corretta funzionalità del ritmo circadiano e quindi di un buon ciclo sonno/veglia”.
Gli alimenti che aiutano a riprendere il ritmo circadiano e compensare il cambiamento dell’ora, sono quelli che mantengono un buon controllo glicemico e ormonale.
“Evitiamo gli stereotipi per cui cereali, banane, uva e latticini conciliano il sonno – prosegue. Un piatto unico composto da proteine e verdure costituiscono quel binomio ottimale per regolarizzare la risposta ormonale che serve a intervenire sul nostro orologio biologico interno”.
Vanno evitati sicuramente – prosegue BIANCHINI – cibi amidacei come i cereali (anche integrali), la frutta fresca, cioccolato e i latticini. Questi sono tutti alimenti sfavorevoli al pasto serale perché aumentano i livelli di glicemia nel sangue innescando di conseguenza la produzione di insulina. Questo ormone può provocare attacchi di sonnolenza quasi improvvisa o addirittura insonnia creando ripetuti risvegli notturni”.
L’orologio biochimico degli alimenti
Per sfruttare al massimo i benefici della biochimica degli alimenti, è bene seguire anche una tempistica legata ai pasti che dovrà avvicinarsi al nuovo orario.
“A determinati orari corrispondono funzioni ormonali differenti che comportano un’elaborazione e un’assimilazione a livello biochimico diversa. Per esempio l’orario ottimale del mattino è tra le 7 e le 8.30, perché è in quel lasso di tempo che il fisico accetta meglio gli alimenti con un carico glicemico più elevato. Vale anche per l’ora della cena (che deve essere nutriente, ma leggera) – continua BIANCHINI – che è preferibile si concluda al massimo entro le ore 20.30 per facilitare la digestione e l’addormentamento. La sera tardi la ghiandola pineale situata nel cervello inizia a secernere melatonina, l’ormone che favorisce il sonno e la temperatura corporea inizia ad abbassarsi. Dall’ipofisi, viene liberato l’ormone della crescita (GH), che permette il recupero muscolare, cioè la riparazione e rigenerazione di cellule e tessuti. Se, al contrario, si assumesse un pasto ricco di carboidrati o molto grasso si innalzerebbero i livelli di insulina nel sangue con conseguente produzione di cortisolo, sviluppando una vera e propria violenza per il nostro organismo che invece sta facendo il possibile per “spegnersi”.