Da qualunque lato si combatta la battaglia della droga, sia che si scelga di stare da lato dei “cattivi”, sia che si combatta con i buoni, le nuova frontiera di questa lotta sembra ormai essere quella della scienza. In modo particolare la chimica e, perché no, la genetica. I tempi di Pablo Escobar, tanto per evocare una figura iconica del narcotraffico, sembrano ormai lontani. La sfida oggi, compici le smart drugs e il deep web, si combatte nei laboratori e in rete. Da Napoli, più precisamente da uno dei laboratori del CEINGE-Biotecnologie avanzate, arriva oggi una notizia che potrebbe cambiare il corso naturale di questa battaglia e il nostro modo di pensare alle sostanze psicoattive.
PROVETTE E COCAINA
La cocaina è un potente psicostimolante, una droga che in Italia (e nel resto del mondo) vede un consumo smodato, anche tra i ragazzini. È una droga devastante, che produce danni alla salute (in senso fisico) ma anche alla salute mentale. E la cosa che molti non sanno, soprattutto i consumatori più giovani, è che i danni sono spesso irreversibili. Infatti, oltre alla tossicodipendenza, questo stupefacente può causare gravi problemi psichiatrici quali ansia, depressione e psicosi. Gli effetti psicotropi della cocaina sono strettamente legati alla sua capacità farmacologica di modificare nel cervello la cosiddetta “trasmissione dopaminergica” nel cervello, in modo particolare in un circuito nervoso che gli addetti ai lavori definiscono “mesocorticolimbico”. Nonostante l’abuso diffuso di questa droga nella società contemporanea, ancora oggi è largamente incerta la conoscenza delle cause genetiche che ne influenzano l’assunzione e l’entità degli effetti psicotropi su base individuale. Quello che i ricercatori del CEINGE-Biotecnologie avanzate di Napoli hanno fatto è stato evidenziare che il gene Rhes (denominato anche RASD2) esercita un ruolo centrale nella modulazione delle risposte comportamentali e molecolari indotte da cocaina. Lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista Scientific Report (Nature Publishing Groups)
IL FRENO MOLECOLARE
I ricercatori sono quelli dl Laboratorio di Neuroscienze del Comportamento, Alessandro Usiello (Principal Investigator CEINGE, professore ordinario di Biochimica clinica dell’Università della Campania L. Vanvitelli – DISTABIF) e il suo team di studiosi, composto tra gli altri da Francesco Napolitano, ricercatore dell’Università di Napoli Federico II. Grazie alla stretta collaborazione scientifica con Nicola Mercuri (professore ordinario di Neurologia dell’Università di Roma Tor Vergata, Massimo Pasqualetti, professore ordinario di Biologia dell’Università di Pisa), Angela Chambery (professore associato di Biochimica dell’Università della Campania L. Vanvitelli) e Tommaso Mazza (direttore dell’Unità di Biologia Computazionale presso l’Ospedale di Casa Sollievo della Sofferenza), i ricercatori del CEINGE hanno identificato da un punto di vista neurobiologico la proprietà di Rhes di esercitare un fisiologico “freno molecolare” capace di contrapporsi agli aumenti “tumultuosi” della trasmissione dopaminergica associati alla somministrazione della cocaina. E qui si entra un po’ nel tecnico, perciò proviamo a semplificare. Gli esperimenti fatti nel laboratorio di Alessandro Usiello hanno dimostrato che la rimozione del gene Rhes dal DNA su alcune cavie causa profonde alterazioni nel comportamento ma anche a livello molecolare in relazione al trattamento con la cocaina. Infatti, la cocaina nei topi mutanti (Rhes KO) induce un incremento sensazionale degli effetti psicoattivi fin da concentrazioni bassissime e a dosaggi di gran lunga inferiori a quelli biologicamente attivi nel gruppo di animali controllo. Questa ricerca ha molte implicazioni e possibilità di sviluppo, sia nel modo in cui in futuro si potrà affrontare il problema legato a questa droga (ma anche al altre), sia nello sviluppo di nuove ricerche che possano portare ad altre importanti scoperte.