Cosa è disposto a fare un padre pur di salvare suo figlio dalla malattia? La risposta più autentica a questa domanda è nella storia di Gesuele Montone. Il suo appello? «Date al mio ragazzo una possibilità». Ma andiamo con ordine. Ciò che Gesuele chiede è un farmaco, un collirio chiamato Ngf. In pratica un fattore di crescita che potrebbe (il condizionale è d’obbligo) arrestare l’inesorabile deterioramento della vista di Antonio. Il farmaco però ha un costo esorbitante, quasi 1900 dollari al milligrammo. Vale a dire che per curare Antonio servirebbero circa 60mila dollari. A raccontare questa vicenda è stato Raffaele Nespoli dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
La storia
«Due mesi al massimo, poi suo figlio diventerà cieco». Parte da qui il racconto del Corriere del Mezzogiorno del 29 marzo scorso. «Nella testa di Gesuele Montone – si legge – queste parole continuano a suonare come un conto alla rovescia, incastrate tra l’angoscia e l’assoluta incapacità di accettare passivamente un destino che sembra segnato. Del resto, se Gesuele fosse uno abituato ad arrendersi, suo figlio Antonio sarebbe morto 26 anni fa. Nell’aprile del ’91 gli venne diagnosticato un tumore rarissimo (appena 18 casi in tutta Europa). Inoperabile, secondo il neurochirurgo che lo visitò. Anche in quell’occasione le parole che si incastrarono nella testa di papà Gesuele suonarono come un conto alla rovescia. Domani il corriere darà nuovamente voce a Gesuele e al suo ultimo appello.
Il collirio di Rita Levi Montalcini
Il nome completo di questo collirio è Nerve growth factor (Ngf). La scoperta consentì a Rita Levi Montalcini di vincere il Premio Nobel nel 1986 assieme all’americano Stanley Cohen. Si tratta di una proteina-segnale che viene prodotta naturalmente dall’organismo, favorendo lo sviluppo e la sopravvivenza delle cellule nervose, comprese quelle retiniche. La speranza di Gesuele è quella di poter provare anche con quest’ultima carta, per evitare che la luce negli occhi di Antonio si spenga per sempre.