Al di là del Covid esiste un’altra malattia che può far sparire il senso dell’olfatto: la poliposi nasale grave. «Si tratta di una manifestazione clinica che può avere alla base cause diverse, e si esprime anche in varie forme» spiega Paolo Castelnuovo, professore ordinario all’Università dell’Insubria di Varese e direttore dell’Otorinolaringoiatria di Varese. «Il polipo è un gonfiore della mucosa del naso e dei seni paranasali. Chiaramente ci si accorge del problema per la difficoltà a respirare con il naso o perché un po’ alla volta si perde l’olfatto». Le cause possono essere diverse: varianti anatomiche che possono favorire il contatto delle pareti e così l’infiammazione (nelle poliposi minori), o un tumore maligno se si ha a che fare con un polipo isolato. In ogni caso, però, la poliposi nasale grave ha come causa un’infiammazione immunologica. «L’interno del naso lo possiamo paragonare ad una centrale termica, capace di analizzare le caratteristiche dell’aria (temperatura e gradi di umidità) e reagire gonfiando o sgonfiando le mucose così da condizionare l’aria inalata riscaldandola e umidificandola. Questa che è una reazione normale reazione, nei pazienti con poliposi nasale grave, è del tutto esagerata».
TERAPIE
Nei pazienti con poliposi grave quest’infiammazione coinvolge sia le vie respiratorie alte che basse. Nelle vie alte si formano i polipi e nelle basse si ha il “broncospamo” e la comparsa di asma. Non è un caso che la poliposi grave si associ spesso all’asma, anche se non ne è una conseguenza. E, anche se non c’è ereditarietà diretta, c’è sicuramente un tratto famigliare. Ma come si può intervenire? «Per risolvere il problema le strade sono due, terapia medica e chirurgica, e devono essere seguite di pari passo perché l’approccio singolo è fallimentare». La terapia medica di base consiste nella somministrazione locale di cortisone. «Il paziente può fare dei lavaggi nasali. È una terapia semplice, che dovrà essere ripetuta ciclicamente per tutto il corso della vita, visto che si può combatte l’infiammazione ma non la causa». I casi gravi sono caratterizzati da sintomi persistenti nonostante le terapie cortisoniche e/o da polipi di dimensioni più estese, con ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti. In questi casi, spesso recidivanti, si utilizza anche il cortisone sistemico, terapia che purtroppo è caratterizzata da diversi effetti collaterali soprattutto se usata per lunghi periodi.
NUOVI SCENARI
La terapia chirurgica serve a liberare il passaggio, fare in modo che il cortisone possa arrivare a bersaglio. «Immaginiamo i seni nasali come le stanze lungo un corridoio – chiarisce Castelnuovo – la chirurgia serve ad aprire le porte di queste stanze. Alla fine avremo il sistema nasale e sinusale con le “porte” libere, così che ci sia un corretto ingresso di aria e una fuoriuscita di muco che andrà nello stomaco». Va anche detto che oggi la chirurgia è molto cambiata. Una volta era una chirurgia demolitiva, oggi si usano le fibre ottiche, passando dalle narici le “porte” vengono aperte dall’interno. Quindi gli obiettivi della gestione della poliposi nasale grave includono la rimozione (o notevole riduzione della dimensione e dell’estensione) dei polipi nasali dalle cavità nasali e sinusali, l’eliminazione dei sintomi e la prevenzione delle recidive. Tuttavia, le attuali strategie di gestione non si possono ancora considerare adeguate, e nelle situazioni gravi o recidivanti il paziente può essere sottoposto a più interventi chirurgici negli anni. Sotto il profilo terapeutico però la maggiore novità è nei nuovi farmaci biologici, presto disponibili anche per questa patologia e già usati nell’asma grave, che «agiscono in maniera specifica sull’infiammazione immunologica di tipo 2 e porteranno un grande beneficio ai pazienti che soffrono di poliposi nasale grave».