L’uso di anticorpi monoclonali per contrastare il Covid può, in alcuni casi, facilitare mutazioni evasive della proteina Spike. In altre parole, il virus può comportarsi come fanno i batteri con gli antibiotici e sviluppare resistenze. Lo rivela uno studio, coordinato dall’Università di Verona, che ha anche portato allo sviluppo di un algoritmo che può identificare precocemente i pazienti nei quali il virus può sviluppare mutazioni.
I TEST
Nello studio clinico sono state osservate le risposte di pazienti ad alto rischio di sviluppo di Covid-19 severo che hanno ricevuto una terapia con anticorpi monoclonali. L’analisi delle varianti virali, eseguita nel laboratorio di Microbiologia medica dell’Università di Anversa guidato da Surbhi Malhotra, mostra come nell’8% circa dei pazienti trattati con monoclonali il virus sviluppa mutazioni evasive della proteina Spike con notevole velocità. Mentre la maggior parte dei pazienti eliminano il virus nel tempo, i pazienti immunocompromessi hanno una carica virale significativamente più alta per periodi più lunghi e una probabilità 3 volte più alta che il virus sviluppi mutazioni evasive della proteina Spike.
L’ALGORITMO
Gli autori dello studio hanno quindi sviluppato un algoritmo in grado di predire con il 96% di precisione in quali pazienti è più alto il rischio di mutazioni evasive alla terapia con anticorpi monoclonali, usando una combinazione di esami immunologici misurati nel sangue del paziente prima dell’inizio della terapia con anticorpi monoclonali. Per i ricercatori è stato interessante scoprire che nello sviluppo delle mutazioni evasive non contano solo la capacità neutralizzante dei monoclonali e il sistema immunitario del paziente, ma anche l’intero processo di guarigione. L’algoritmo sviluppato potrà aiutare nel prendere decisioni a livello del singolo paziente per ridurre il rischio di fallimento del trattamento con monoclonali, permettendo ai pazienti di ricevere altre opzioni terapeutiche, come ad esempio antivirali orali. L’applicazione dell’algoritmo potrà inoltre migliorare le strategie di riduzione del rischio, diminuendo la possibile circolazione di mutazioni evasive di Sars-CoV-2, specialmente tra contatti stretti ad alto rischio dei pazienti con Covid-19.