Il 31 marzo finirà in Italia lo stato d’emergenza, l’errore più grave che potremmo commettere è quello di considerare finita anche la pandemia. Su questo gli esperti sono concordi, perché il Covid, al di là della sua mutazione “omicron” o “omicron 2” può riservare ancora brutti scherzi. Le ragioni che dovrebbero indurci alla prudenza sono proprio nelle caratteristiche uniche di questo virus, capace di mutare come nessun altro agente patogeno. Ma cosa potrebbe mai accadere? In che modo potremmo trovarci nuovamente nei guai ora che abbiamo i vaccini? Due domande alle quali molti esperti rispondono in maniera netta: il pericolo è il Covid mantenga la contagiosità impressionante di omicron ma che riesca a “bucare” i vaccini. Se questo accadesse ci troveremmo con una mutazione capace di riempire nuovamente le terapie intensive e, purtroppo, di procurare un numero impressionante di decessi. Questo è chiaramente uno scenario tra i peggiori ipotizzabili, ma neanche tanti improbabile se si pensa ai bacini di contagio che ancora esistono in tutto il mondo, paesi dove le vaccinazioni non sono partite in maniera convincente e nei quali il virus è libero di prendere forza e mutare. Volendo azzardare un esempio, è come spegnere un incendio senza mai estinguere i focolai che riaccendono le fiamme.
I DATI
A rendere molto attuale queste preoccupazioni ci si mettono anche i dati, che parlano di contagi in risalita. Situazione che rischia di essere sottostimata per il fatto che sui vaccinati, per ora, omicron non ha effetti di rilievo. Nella maggior parte dei casi ce la si cava con una settimana di isolamento, mal di gola, raffreddore e un forte senso di spossatezza. Il report settimanale sul Coronavirus evidenzia un’aumenta l’incidenza a livello nazionale: 848 ogni 100.000 abitanti rispetto ai 725 della scorsa settimana. Tra il 2-15 marzo l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è pari a 1.12 (range 0.87-1.44), in aumento rispetto alla settimana prima (0.94). Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt 1.08). Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 4,5% (era 4,8%). Il tasso di occupazione in aree mediche sale al 13,9% contro il 12,9% della settimana precedente. Come detto, a questo aumento dei casi non segue un aumento dei ricoveri in terapia intensiva né dei decessi, per fortuna. Ma il consiglio è sempre quello di mantenere alta la guardia, di proteggersi con l’uso della mascherina e lavare sempre bene le mani. Trattare il Covid, insomma, come un pericolo ancora oggi, perché la pandemia non è finita e le mutazioni del virus potrebbero farci scoprire a cario prezzo che abbiamo abbassato la guardia troppo presto.