Sulla possibilità di procedere con un mix di vaccini, vale a dire con quella che viene definita vaccinazione eterologa, si sta dicendo tutto e il contrario di tutto. Ciò che è certo è che questa situazione ha determinato un crollo delle adesioni, con cittadini letteralmente in fuga e adesioni ai minimi storici. A Napoli sono già due gli hub vaccinali che si avviano a chiusura e la situazione ricalca ciò che sta avvenendo nella maggior parte delle regioni d’Italia. In fatto di vaccini, il virologo Massimo Galli, direttore del dipartimento malattie infettive dell’ospedale Sacco parlando a SkyTG24 ha detto che «l’idea di attendere per la somministrazione di una seconda dose agli under 60 che hanno fatto la prima dose con Astra Zeneca, verificando prima la loro risposta anticorpale è una mia posizione un po’ eretica che viene dal fatto che Astra Zeneca inizialmente era stato impostato come vaccino a una sola dose e che ci sono dati piuttosto rassicuranti sull’efficacia della prima dose e sulla durata di questa efficacia». E ha aggiunto: «Se oltre a confidare che la prima dose ti sia stata favorevole, hai anche la prova di anticorpi che dimostrano che tu hai risposto, rimandare la dose successiva non implica problemi particolari e ci consente, da questo punto di vista, di avere qualche mese che consenta una migliore definizione della problematica. L’unica questione è capire se e quali ulteriori verifiche e variazioni di strategia dovranno essere prese in considerazioni».
EFFICACIA
Intanto, Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, al Corriere della Sera ha dichiarato che «Le ricerche fatte fino ad ora confermano che il mix di vaccini» anti covid per la seconda «non solo funziona ma garantisce una migliore copertura». Remuzzi ha poi ricordato che «Fare la prima dose con un certo vaccino e la seconda con un altro non è cosa di oggi; due vaccini diversi sono stati sperimentati per la prima volta a Parigi 34 anni fa per l’Hiv e si è capito subito che l’idea era buona». Forse, come ha spiegato l’infettivologo Federico Gobbi l’errore è stato quello di descrivere la campagna vaccinale come un happening. Il medico ha ricordato che «si tratta di una manovra medica in cui si valuta che i benefici siano superiori ai rischi. Prima del vaccino ci deve essere una corretta anamnesi per capire quale dose somministrare e se i benefici sono superiori ai rischi per il paziente. Per la fascia d’età dei giovani, è chiaro che un vaccino come Astra Zeneca che ha un rischio di trombosi 1 a 100.000 versus un rischio di decesso che è inferiore a 1 su 100.000 è ovvio che non deve essere somministrato. Su Pfizer, invece, ci sono casi di miocardite e quindi bisogna valutare se si vuole una circolazione bassa del virus o se non si vuole alcuna circolazione nel timore delle varianti». Vaccinazione Vaccinazione