Quale destino per la sanità Campana? Se lo chiedono da tempo i sindacati medici e a quanto pare se lo chiedono ora anche i direttori generali di tutte le aziende sanitarie regionali. Il nodo della questione riguarda il commissariamento, e il lavoro dei commissari, che con anni di tagli alla spesa e blocco del turnover ha stremato le risorse (umane e strumentali) con pesantissime ricadute sul piano dell’assistenza. Se è vero che tutto è nato dall’incapacità della politica e della classe dirigente della Campania di contenere le spese del sistema sanitario regionale, arrivando ad un disavanzo da far accapponare la pelle, altrettanto vero è che il commissariamento sta assumendo le fattezze di una cura che rischia di far moire il paziente. Se il debito della sanità campana è il cancro da estirpare, il lavoro dei commissari inviati dal Governo sta diventando una chemioterapia tanto indiscriminata e insensata da risultare letale.
La querelle politica
Uno dei grandi nodi da affrontare è quello politico. Da un lato c’è il presidente della Regione Vincenzo De Luca che è ormai ai ferri corti con il ministro della Salute, dall’altro c’è un mandato politico di chi al momento decide cosa fare e cosa no che blocca ogni possibile ragionevole incontro. I commissari producono ogni giorno atti e decreti che non tengono conto delle situazioni reali nelle quali versa il sistema, la Regione chiede ai sui direttori di raggiungere risultati e obiettivi. Nel mezzo ci sono i direttori generali che cercano di tenere il passo, presi in mezzo tra l’incudine e il martello. Non meraviglia che a rompere questo eterno braccio di ferro siano stati proprio loro, i Dg. Nei giorni scorsi con una lettera al vetriolo i direttori generali, tutti uniti come non si era mai visto prima, hanno fatto sentire la loro voce. Una sorta di insurrezione generale contro i commissari. Chissà che ora non arrivi anche una sfiducia formale del lavoro dei commissari e magari ci si riesca a proiettare verso un nuovo capitolo della sanità, nell’interesse della salute dei cittadini.
La lettera aperta dei Dg
Egregio Direttore,
dicono i Commissari “La Campania è ospedalocentrica”. Siamo d’accordo ma cosa è cambiato dal 2009, quando iniziò il commissariamento della sanità campana da parte del governo?
“Sono necessarie le case della salute” dicono ancora i Commissari. È una diagnosi che in otto anni abbiamo ascoltato dai diversi commissari, senza che poi seguisse una cura. Spesso, poi ci hanno additato gli esempi delle regioni virtuose, come se non fossimo passati anche noi per qualche aula in Bocconi o non avessimo vissuto esperienze nelle regioni “virtuose”.
Gli otto anni di commissariamento hanno generato solo una riduzione di 15.000 (quindicimila!!) professionisti nel nostro sistema Sanitario Regionale, portandoci così facilmente ad una virtuosità finanziaria che ha causato un drastico calo della capacità di assistere i cittadini. Quello ottenuto è stato un puro “lifting” finanziario, realizzato a scapito della salute di milioni di campani. In questi anni, infatti, non si è mai intervenuti sui reali meccanismi di formazione della spesa.
Eppure al vertice della Sanità Campana, da otto anni, si sono succeduti superesperti nominati direttamente dal Ministero della Salute e dal Ministero dell’Economica.
Tant’è che la programmazione dal 2009 si fa producendo un valzer di piani ospedalieri e territoriali. Tutti inapplicati perché inapplicabili e nessuno realmente realizzato confrontandosi quotidianamente e concretamente con l’organizzazione della sanità regionale.
Le prove di ciò sono nei fatti. In ciascuna delle nostre Azienda Sanitarie e Ospedaliere, dopo anni di commissariamento, ci siamo ritrovati con specialisti ambulatoriali chiamati a eseguire interventi di alta specialità, infermieri costretti a fare il lavoro degli inesistenti Operatori Socio Sanitari e un’età media dei professionisti tra le più alte d’Italia.
Il piano ospedaliero 2016-2018, invece, varato con Decreto Commissariale a maggio del 2016 prevede la realizzazione in un anno e mezzo di interventi edilizi che – tra l’altro – dovrebbero garantire l’entrata in operatività di padiglioni da oltre 100 posti letto anche in aree dove non c’è la possibilità di costruire neppure una tettoia. Neanche le regioni più virtuose d’Italia potrebbero riuscire in quest’impresa. Il risultato è che la Campania continua ad avere l’indice di posti letto ospedalieri per abitante più basso in Italia.
Altrettanto vale per il piano territoriale 2016-2018, varato a settembre 2016 e da realizzarsi entro il 31 dicembre 2018. In questo caso si parla di Case della Salute, Unità complesse di Cure Primarie, Continuità assistenziale pediatrica, senza che vi sia la valutazione di quali risorse economiche, professionali e strutturali siano necessarie.
Sul fronte amministrativo, invece, abbiamo trovato gare sospese , appalti in proroga da decine di anni, figure contrattuali inesistenti che si perpetuano da un decennio, centri privati che lavorano tra continue incertezze normative.
In questo quadro, meno di sei mesi fa il Presidente De Luca si è assunto la diretta responsabilità di nominare nuovi Direttori Generali, mettendo fine alla lunga stagione dei commissari che ha interessato anche le singole aziende sanitarie e ospedaliere. Anche in questo caso gli effetti di questo lungo intermezzo di gestione ordinaria sono stati devastanti.
Ora i Commissari sostengono che la colpa di ciò sia nella mancata applicazione di taumaturgici decreti da parte della “Regione” e quindi, in buona parte, dai Direttori Generali. Forse qualcuno dimentica che, nelle regioni “virtuose” i decreti non sono esercizi tipografici calati da segrete stanze senza consultare le direzioni generali sulle specificità dei territori. Il piano territoriale, ad esempio, di recente pubblicazione, non ha visto la partecipazione di nessun direttore di azienda sanitaria locale.
L’elenco potrebbe continuare. La sanità non funziona per magia, perché qualcuno scrive un improbabile rifacimento di ricette che altrove hanno funzionato. La sanità funziona se ci si confronta sui problemi, se si cercano soluzioni insieme, se si attivano concreti processi di rete.
La sanità non ha bisogno di forbiti burocrati, ma di indirizzi politici e di management. Ed è questa la linea del Presidente De Luca. Non è mai successo prima che un Governatore fosse tanto coinvolto dalle problematiche e dagli accadimenti in sanità. Ci incontriamo con cadenza al massimo bisettimanale per verificare senza sconti tutti gli accadimenti aziendali: dai profili economici, alla griglia LEA, ai livelli organizzativi, alle liste di attesa, al personale, alle apparecchiature. Analisi puntuali, precise e puntigliose che, siamo certi, alle prossime verifiche daranno risultati in controtendenza.
Perché, è utile ricordarlo, i parametri in cui la Regione Campania risulta non performante sono tutti riferibili a prima del nostro insediamento: nelle organizzazioni complesse l’inerzia degli effetti di quello che si fa, o che non si fa, si scarica nel lungo periodo, e la relativa analisi pertanto non si presta a fotografie che non incorporano il fattore tempo. Non tenerne conto, è segno di inadeguatezza o di sterile strumentalizzazione o, peggio, di scarica barile.
Noi siamo consapevoli delle nostre responsabilità e le assumiamo ogni giorno, mettendoci il cuore, il cervello, e la faccia. Così come il Presidente. Ci piacerebbe, che invece di pontificare su improbabili encicliche, così facessero tutti calandosi nella trincea del mondo reale, della sofferenza e dell’assistenza.
Elia Abbondante, Asl Napoli 1 Centro
Antonio d’Amore, Asl Napoli 2 Nord
Antonietta Costantino, Asl Napoli 3 Sud
Mario de Biasio, Asl Caserta
Maria Morgante, Asl Avellino
Antonio Giordano, Asl Salerno
Franklin Picker, Asl Benevento
Ciro Verdoliva, AORN A Cardarelli
Giuseppe Longo, AO Ospedali dei Colli
Anna Maria Minicucci, AO Santobono Pausilipon
Attilio Bianchi, IRCSS Fondazione G. Pascale
Angelo Percopo, AO Giuseppe Moscati
Nicola Cantone, AO Ruggi d’Aragona
Vincenzo Viggiani, Policlinico Federico II
Maurizio di Mauro, Policlinico Luigi Vanvitelli