Medici e operatori dell’emergenza tutti riuniti per protestare, per chiedere di essere ascoltati. Si potrebbe pensare a qualche recriminazione sugli stipendi o sugli orari di lavoro, anche su questo ci sarebbe da dire, ma l’appello lanciato ieri è diverso. Gli operatori e i medici del 118 campano hanno un problema ben più serio e urgente da risolvere: vengono spesso massacrati di botte dai familiari dei pazienti che cercano di soccorrere. Già, la realtà è questa. In un sistema che ha grandissime lacune spesso si generano tensioni, e le tensioni diventano aggressioni. Verbali, se va bene, altrimenti sono botte da orbi. Tanti per farsi un idea, non molto tempo fa un infermiere in servizio per il 118, durante un intervento finito con il decesso del paziente, ha rischiato di essere defenestrato. La morte del paziente non aveva nulla a che vedere con il lavoro svolto sul campo dai medici e da tutto il personale, semplicemente non era riuscito il miracolo.
L’iniziativa
Stanchi dei continui attacchi, ma anche comprensibilmente spaventati, i camici bianchi si sono ritrovati in una sorta di flash mob ieri al Loreto Mare. La scelta della location non è stata causale, visto che l’ospedale è tra quelli di frontiera. Simbolicamente gli operatori dell’emergenza in protesta si sono concessi 30 secondi di silenzio. L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione professionisti dell’emergenza territoriale, è come un’onda sta travolgendo (positivamente) ogni presidio sanitario, ogni ospedale della Campania. «Solo 30 secondi di silenzio – spiega il presidente dell’associazione Natale De Falco – perché il nostro lavoro non può fermarsi neanche per un minuto. Ma il nostro sarà un silenzio assordante, un silenzio che le istituzioni non potranno far finta di non sentire».
Tutti hanno indossato le pettorine «antiproiettile» ideate e distribuite dall’Ordine dei Medici di Napoli proprio in occasione di una campagna contro la violenza voluta all’inizio del mandato da Silvestro Scotti. Proprio Scotti è stato tra i primi ad arrivare al Loreto Mare, per sostenere la richiesta di aiuto degli operatori del 118 e manifestare solidarietà a quanti sono stati vittime di violenza nel compiere il proprio lavoro. «L’unico modo per cambiare le cose – ha detto – è che intervenga il legislatore e faccia in modo che su questi casi si proceda d’ufficio. Così facendo, senza l’esigenza di una denuncia di parte, sono certo che molti ci penserebbero prima di aggredire quello che a tutti gli effetti sarebbe da considerare un pubblico ufficiale».
La politica
Per Emilio Borrelli (Verdi) «Per ridurre le aggressioni ai danni del personale sanitario, soprattutto quello delle emergenze, la strada da seguire è quella di far seguire azioni penali agli atti di violenza e, per farlo, le forze dell’ordine devono contestare ai responsabili il reato di interruzione di pubblico servizio, così non è necessaria la querela di parte dell’aggredito per poter procedere raccogliendo e facendo proprie le richieste degli operatori sanitari, prima di continuare con la richiesta alle direzioni generali di ospedali e Asl a richiedere il pagamento dei danni e a costituirsi sempre parte civile nei processi contro i violenti». Intanto, i medici e tutto il personale dell’emergenza stanno postando sulla pagina Facebook Nessuno tocchi Ippocrate dei video contenenti questo appello ai cittadini.