Il premio Lasker-DeBakey per la ricerca clinica 2019 è stato assegnato ai tre scienziati che più hanno contribuito a identificare e portare in clinica il trastuzumab, oggi alla base del trattamento del tumore mammario. “HER2 e tumore mammario – una fenomenale storia di successo.” recita il titolo dell’articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, che racconta la storia della scoperta che ha portato tre scienziati fino al premio Lasker-DeBakey 2019. I vincitori del riconoscimento sono gli statunitensi Michael Shepard e Dennis Slamon e il tedesco Axel Ullrich, premiati, come si legge sul sito della Albert and Mary Lasker Foundation, “per aver creato Herceptin (nome commerciale della molecola trastuzumab), il primo anticorpo monoclonale che blocca una proteina capace di causare il cancro, e per averlo trasformato in una terapia salvavita per donne con tumore al seno”.
Cura del tumore mammario. I numeri
Più di due milioni di donne nel mondo sono state trattate con trastuzumab e molte hanno tratto beneficio da questa terapia, che è oggi il trattamento standard per le pazienti con tumore del seno positivo per HER2. Il farmaco è efficace anche nelle donne con una malattia metastatica che, grazie al trattamento, riescono a raggiungere una migliore qualità di vita e a vivere più a lungo. Nel corso degli anni la famiglia di farmaci diretti contro l’azione di HER2 si è ampliata per includere molecole come l’anticorpo monoclonale pertuzumab, i cosiddetti inibitori tirosin chinasici di HER2 (lapatinib, neratinib e pazopanib) e trastuzumab emtansine, una combinazione tra anticorpo e farmaco tossico per la cellula.
L’arrivo, negli ultimi anni, dell’immunoterapia apre la strada a possibili combinazioni con farmaci anti-HER2. Infine, ma non certo meno importante, trastuzumab sembra avere un effetto anche in altri tumori positivi per HER2 come per esempio quello dello stomaco.
“Le lezioni più importanti che possiamo imparare dalla storia dello sviluppo di trastuzumab sono l’enorme valore di un gruppo di ricercatori visionari, dedicati al progetto e convinti di poter fare la differenza, e il valore delle collaborazioni tra scienziati e tra istituzioni pubbliche e private” afferma Shepard in un suo articolo pubblicato su Cell.