Per preservazione della fertilità si intende una procedura che permette, tramite una stimolazione ovarica, di recuperare ovociti da crioconservare ed utilizzare per ottenere una gravidanza successivamente. Sebbene sia pensato spesso per le pazienti oncologiche, in realtà è un trattamento che possono fare diverse categorie di pazienti. Ne ha parlato la Dott.ssa Maria Rita Rampini Specialista in Ostetricia e Ginecologia, esperta in diagnosi e terapia dell’infertilità.
La preservazione della fertilità, tramite congelamento ovocitario, può essere rivolta, in primo luogo, “alle pazienti oncologiche, ovvero: tutte le donne in età ancora fertile che sono colpite da tumori che richiedono un trattamento chemioterapico. Sappiamo che la maggior parte dei chemioterapici può danneggiare in maniera permanente la capacità dell’ovaio di “lavorare”, cioè di produrre ovociti.
Nel lasso di tempo tra la diagnosi, la chirurgia e l’inizio della chemioterapia, si può prevedere una stimolazione ovarica con protocolli adeguati e il prelievo di ovociti da crioconservare. Questo permetterà alle donne, una volta guarite dal tumore, di poter essere madri. Molte evidenze ormai dimostrano che la stimolazione controllata non varia l’andamento del tumore”.
”Altra categoria di donne candidate a crioconservare ovociti – prosegue la specialista – sono le donne che hanno una diagnosi di malattie che può peggiorare nel tempo, diminuendo la riserva ovarica. Prima fra tutte l’endometriosi, patologia che colpisce le giovani donne e che può, nel tempo, ridurre la riserva e la qualità degli ovociti”.
Infine, “oggi si sta diffondendo la richiesta di preservazione della fertilità da parte di giovani donne. Le esigenze sociali, di studio, lavorative, portano le donne a ricercare la gravidanza in età in cui la fertilità è nettamente diminuita”. La fertilità diminuisce soprattutto dopo i 35 anni, spiega la dottoressa. Inoltre, “spesso le giovani donne non hanno una situazione di coppia stabile per pianificare una gravidanza. Da questo deriva la scelta di crioconservare ovociti in una età in cui il numero e la qualità è ancora alta per poterli utilizzare in caso di necessità successivamente. Questo significa che è fondamentale, se si pensa di crioconservare, farlo in giovane età”. In generale, “la riserva ovarica, la capacità di produrre ovociti competenti varia da donna a donna, quindi è sempre fondamentale testarla prima di procedere”.
“Nel nostro Paese – prosegue la specialista – ancora non è una pratica diffusa, questo è probabilmente dovuta alla scarsissima informazione: i giovani non vengono informati sulla loro fertilità, non sanno come preservarla e come cambia nel tempo. Fortunatamente, anche da noi, questa pratica si sta iniziando a diffondere. In altri paesi è già molto diffusa, ad esempio in Francia si può fare con il sistema sanitario pubblico. Negli Stati Uniti alcune grandi società come Apple addirittura lo pagano alle loro manager in carriera per incentivarle a posticipare la gravidanze”.
Crioconservazione, come funziona
“La preservazione della fertilità prevede una stimolazione ormonale cioè l’utilizzo di ormoni che stimolano le ovaie a produrre un certo numero di ovociti. Il prelevo ovocitario avviene in sedazione ed ha una durata di 10-15 minuti. La paziente rimane alcune ore in ambiente protetto e poi va tranquillamente a casa. In genere è sufficiente solo un giorno di riposo. È importante rivolgersi sempre a specialisti esperti in terapia della fecondazione in vitro. Se si assumono contraccettivi bisogna sospenderli, ma si possono riprendere appena finito il trattamento”.
Per quanto riguarda l’età entro cui è possibile utilizzare gli ovociti crioconservati, “non c’è un limite stabilito. Inoltre, una donna che decide di avere una gravidanza, pur avendo ovociti crioconservati, può provare prima naturalmente. Qualora non si utilizzassero tutti, sarebbe possibile donarli. Oggi con l’apertura che dal 2014 è stata fatta sull’eterologa è possibile renderli disponibili per una donazione, nel rispetto di determinati parametri”.
La specialista sottolinea l’importanza di essere informati, soprattutto sulla prevenzione. “La fertilità è un bene prezioso anche se a vent’anni non si percepisce. Innanzitutto va preservata attraverso uno stile di vita sano: caratterizzato da: peso equilibrato, assenza di fumo, riduzione dell’alcol e controlli regolari presso il proprio ginecologo per diagnosticare eventuali infezioni vaginali o altre patologie.
La possibilità di crioconservare ovociti è un’opportunità, magari a vent’anni è un po’ presto. Tuttavia, anche se non si pensa ancora ad una gravidanza, consiglio alle giovani donne di verificare almeno lo stato della propria riserva ovarica con la propria ginecologa di riferimento, per valutare l’eventuale necessità ed opportunità di ricorrere a questa tecnica”.