Una 17enne unica al mondo. Si chiama Isabelle Holdaway e ha dentro di sé qualcosa che nessuno ha mai avuto: virus batteriofagi geneticamente modificati. È uno dei passi in avanti più interessanti e promettenti dell’ultimo decennio, soprattutto se visto nell’ottica dell’antibiotico-resistenza che minaccia la salute negli anni a venire. Andiamo con ordine. La teenager, grazie a questa innovazione scientifica mai tentata prima, è guarita da un’infezione resistente agli antibiotici e ormai all’ultimo stadio. La diagnosi infausta era di fibrosi cistica, così la giovane ha rischiato di morire in seguito ad un doppio trapianto di polmoni necessario per la quasi totale compromissione dei suoi organi respiratori. Intervento che aveva favorito la diffusione di un’infezione resistente agli antibiotici, a base di batteri Mycobacterium abscessus.
IL VIRUS “BUONO”
Il trattamento al quale è stata sottoposta Isabelle è, come detto, un trattamento sperimentale. Si basa sull’introduzione nel corpo di virus batteriofagi geneticamente modificati. È la prima volta al mondo che si è tentato (con successo) un uso terapeutico di virus potenziati dagli scienziati con l’editing genetico che, in pratica, si nutrono di batteri. La curiosità che rende questa storia ancor più sorprendete è che ad avere l’intuizione di utilizzare virus batteriofagi è stata la madre della piccola, che aveva letto qualcosa sul tema in una rivista. È stata lei quindi a convincere la pediatra a contattare i medici che poi hanno messo in pratica la tecnica. Quasi una storia da film. E c’è da crederci se oggi la piccola Isabelle si considera una delle ragazze più fortunate al mondo.
COCKTAIL VINCENTE
Nella storia di Isabelle, a dire il vero, molte variabili si sono mosse nel verso giusto al momento giusto. Nei primi mesi del 2018 i medici hanno scoperto un virus batteriofago capace di colpire il ceppo batterico che stava mettendo a rischio la vita della 17enne. Isabelle è stata trattata con un cocktail di questi virus, geneticamente modificati e potenziati. Così, a giugno dello stesso anno, al suo ritorno in ospedale (il Great Ormond Street) i medici hanno potuto constatare che l’infezione era essenzialmente scomparsa. La storia di Isabelle, che sta facendo il giro del mondo, apre nuove importanti possibilità nella cura di infezioni per le quali oggi non c’è speranza.