Sette miliardi di persone, oltre il 95% della popolazione mondiale respira aria inquinata. Numeri che arrivano da un recente rapporto dell’ong statunitense Health Effects Institute.
I dati peggiori sono quelli dei decessi: solo nel 2016 l’inquinamento ha fatto 6,1 milioni di vittime, diventando così la quarta causa di morte, dopo la pressione alta, la cattiva alimentazione e il fumo. In generale, secondo i ricercatori, le vittime collegate all’inquinamento atmosferico sono salite del 20% dai 3,3 milioni del 1990.
Il report si basa su dati satellitari integrati con il monitoraggio a terra. Emerge che un terzo della popolazione mondiale è esposto sia all’inquinamento esterno che a quello interno, provocato dai combustibili fossili usati per le stufe. Inoltre, secondo i dati, circa 7 miliardi di persone vivono in zone in cui le polveri sottili superano i limiti delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – Oms (che ha individuato il valore massimo di riferimento per il PM2.5 – il particolato che finisce nei polmoni e provoca il cancro – a livello di 10 microgrammi/m3 come media annuale), mentre il 60% della popolazione mondiale supera anche i limiti meno stringenti. La situazione peggiore è in Asia, con India e Cina che da sole portano il peso di metà dei morti stimati, anche se gli sforzi di Pechino stanno facendo diminuire i tassi di inquinamento del paese. L‘ aria inquinata è un killer silenzioso delle città, che rende più difficile respirare per chi ha problemi ai polmoni, provoca ricoveri in ospedale, ed è responsabile di morti premature.
Bob O’Keefe, vicepresidente dell’Health Effects Institute ha detto: “i nostri dati mostrano un miglioramento della situazione in alcune zone del mondo, ma restano grandi sfide in altre aree”.