I globuli bianchi del nostro organismo deputati a stanare le cellule infette (i linfociti T), riescono a combattere il Covid anche quando insorgono delle varianti. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Open Forum Infectious Diseasese, condotto dagli scienziati del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), della Johns Hopkins University School of Medicine, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e della società ImmunoScape. Una ricerca molto importante nella lotta al virus, perché risponde ad una domanda che ci poniamo ormai da mesi: gli anticorpi prodotti da chi ha sviluppato la malattia possono difenderci dalle varianti? A quanto pare la risposta è sì.
LO STUDIO
Il team di ricerca, guidato da Andrew Redd del NIAID, ha raccolto campioni di sangue da 30 partecipanti che avevano contratto il ceppo originario di Sars-Cov-2, valutando la capacità dei linfociti T di riconoscere alcune varianti; in particolare tre: la variante “B.1.1.7”, identificata per la prima volta nel Regno Unito, la variante “B.1.351″, rilevata in Sud Africa e la variante “B.1.1.248″, osservata in Brasile. Gli scienziati spiegano che i ceppi variati presentano mutazioni in punti diversi, specialmente nella regione della proteina spike, per cui esiste la preoccupazione che il sistema immunitario non riconosca le varianti del virus. Sebbene i dettagli sui livelli esatti e sulla composizione delle risposte anticorpali e dei linfociti T necessari per ottenere l’immunità a Sars-Cov-2 siano ancora sconosciuti, gli autori ipotizzano che una risposta forte e ampia da parte di anticorpi e linfociti T sia fondamentale.
ANTICORPI NEUTRALIZZANTI
Gli studiosi hanno determinato che le risposte delle cellule T specifiche per Sars-Cov-2 sono rimaste in gran parte invariate per tutte le mutazioni nelle varianti studiate. Il gruppo di ricerca sottolinea che sarà opportuno condurre studi più ampi, ma che questo lavoro suggerisce che la risposta delle cellule T potrebbe non essere influenzata dalle mutazioni delle varianti e dovrebbe offrire protezione contro i ceppi mutati. Per una risposta ottimale potrebbero essere indispensabili risposte multivalenti delle cellule T e degli anticorpi neutralizzanti, per cui la scienza dovrà monitorare l’ampiezza, l’entità e la durata dei linfociti T specifici per Sars-Cov-2 per valutare l’eventualità di predisporre vaccinazioni di richiamo.