Il tema è soprattutto quello dell’autismo, sull’assistenza neuropsichiatrica la Campania sta vivendo settimane (se non mesi) di grande incertezza. Tra gli addetti ai lavori molti definiscono la situazione «critica» per mancanza di risorse e per la necessità di riorganizzare, nonostante la forte crescita della domanda di assistenza. Sono n particolare i neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza della Sinpia a denunciare le difficoltà dei pazienti e degli operatori in attesa che qualcosa cambi, e intanto, (la scorsa settimana) il governo ha impugnato la legge della regione Campania.
Le carenze
«Non entriamo nel merito del provvedimento di impugnazione del Consiglio dei Ministri delle motivazioni che lo hanno determinato – dice Goffredo Scuccimarra, segretario regionale della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza – con la Legge n.26 sono state evidenziate le gravi disfunzioni del sistema di cure del territorio regionale. Assenza di un reparto di neuropsichiatria infantile per ricoveri ordinari, servizi di neuropsichiatria privi di personale, presa in carico diagnostico-terapeutico-assistenziale carente ad ogni livello, sono solo alcune delle criticità a cui la norma ha voluto fornire risposta».
Il paradosso
Per la Sinpia la situazione è paradossale, a fronte di un costante aumento delle richieste (non solo per l’autismo) le risorse sono sempre più scarse. Nel 2015, secondo i dati nazionali, otto minori su cento hanno avuto almeno un contatto con le strutture territoriali con un aumento annuo di accessi pari a circa 7-8%: un trend costante, che negli ultimi 5 anni ha portato ad un aumento dell’utenza del 40-45%. In particolare si è registrato un incremento massiccio dei disturbi psichiatrici in adolescenza (+ 21 % degli accessi in pronto soccorso, + 28% dei ricoveri in un anno) ed un generale importante crescita del disagio sociale. Ciononostante, solo 1 utente su 3 riesce ad avere le risposte diagnostiche e terapeutiche di cui ha necessità.
Il rischio di uno stop
«Ci auguriamo – prosegue Scuccimarra – che con questo atto del governo non si blocchi il processo di organizzazione dei servizi territoriali e ospedalieri, che faticosamente è stato avviato già con i recenti atti aziendali, e non venga ulteriormente rallentata la definizione di percorsi di cura più organici ed efficaci per i disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva».