Moderni, ma non troppo. I genitori italiani sono pronti, nella maggior parte dei casi, ad accettare l’omosessualità; tuttavia per la grande maggioranza di loro “gender” resta un termine sconosciuto, ma fonte di angosce, che non si riescono a placare con il dialogo perché sul tema c’è spesso un muro insormontabile con i figli e le parole restano mute. Così, anche se il 46% delle mamme e papà si rende conto che i figli attraversano l’adolescenza con evidenti incertezze, conflittualità e dubbi di orientamento sessuale più o meno marcati, uno su tre non sa come affrontarli e vive nella paura: anche se uno su due ammette che il mancato dialogo su questo tema possa compromettere una crescita armoniosa dei ragazzi, il 59% pensa che le discussioni sul gender possano disgregare la famiglia intesa in senso tradizionale, ritenuta tuttora l’unica accettabile da oltre un genitore su due.
L’osservatorio Paidòss
Un quadro di incertezza e timori che emerge dai dati di un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss) presentata in occasione del terzo Forum della Società Italiana Medici Pediatri (SIMPe) condotta per cercare di capire se e come i genitori stiano comprendendo i grandi cambiamenti avvenuti nella famiglia negli ultimi anni. Se due genitori su tre ritengono ormai assimilabili alle famiglie tradizionali le coppie di fatto e uno su due considera la trasformazione dei modelli familiari sempre più presente e ineludibile nella società attuale, tuttora il 54% pensa che l’unica famiglia possibile sia quella fra uomo e donna e il 52% è contrario alla fecondazione eterologa. L’indagine è stata condotta da Datanalysis intervistando 1000 genitori di adolescenti dai 12 ai 16 anni, rappresentativi della popolazione generale.
Educare alla differenza
“L’identità di genere maschile e femminile è al centro di molti dibattiti educativi – spiega Giuseppe Mele, presidente Paidòss – e i nostri dati per la prima volta cercano di fare luce su ciò che pensano i genitori e dimostrano che nelle case degli italiani c’è soprattutto confusione, paura e ignoranza su questi temi. Eppure educare alla differenza e trasformarla in risorsa è fondamentale in ogni percorso di educazione affettiva e sessuale: oggi un milione di italiani si dichiara omosessuale o bisessuale, altri due milioni di persone hanno avuto esperienze sessuali o attrazione per persone dello stesso sesso. I primi segni di un diverso orientamento di genere si manifestano nell’80% dei casi prima dei 18 anni e sono moltissimi i ragazzi che devono affrontare dubbi e incertezze durante il difficile periodi dell’adolescenza: i genitori se ne rendono confusamente conto, ma sembrano incapaci di affrontare il tema con consapevolezza e con un obiettivo educativo. Al Nord del Paese l’apertura verso forme di genitorialità e di famiglia diverse è maggiore, ma ovunque c’è disorientamento, insicurezza e poca conoscenza del problema”.