«La Sclerosi multipla (Sm) è una delle prime cause di disabilità nel giovane adulto. L’esordio avviene per lo più tra i 20 e i 40 anni e colpisce più le donne. In Italia si stimano oltre 100mila casi, 9mila solo in Campania». Lo spiega Gioacchino Tedeschi, neo presidente eletto della Società italiana di Neurologia.
Professore, quali sono le cause?
«E’ una malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale, le cui cause non sono ancora ben definite. E’ noto, però, che nella genesi della Sm intervengono fattori ambientali, tra cui agenti infettivi, abitudine al fumo, carenza di vitamina D, e fattori genetici».
Provoca danni al sistema nervoso centrale?
«Determina il danneggiamento della cosiddetta sostanza bianca cerebrale e midollare, una struttura fondamentale per la conduzione dei segnali nervosi che partono o arrivano al cervello».
Sintomi ed evoluzione della malattia?
«Deficit della vista, dell’equilibrio, della forza, della sensibilità. I sintomi dipendono da quali aree della sostanza bianca vengono danneggiate. Nella maggior parte dei casi, la malattia si presenta nella forma “recidivante-remittente”, caratterizzata dalla comparsa improvvisa e ripetuta di sintomi neurologici – le cosiddette recidive o ricadute – che tendono a regredire spontaneamente dopo alcune settimane. In una piccola percentuale di casi, invece, la malattia evolve in maniera lenta e progressiva sin dall’inizio, forma “primariamente progressiva”, in assenza di fasi acute. L’evoluzione è molto variabile da soggetto a soggetto, potendo condurre ad una disabilità permanente nell’arco di pochi anni così come, in casi più favorevoli, dopo diverse decine di anni».
Come si giunge alla diagnosi e cosa fare dopo la diagnosi?
«In presenza di sintomi suggestivi è fondamentale che il paziente si rivolga ad un centro specializzato nello studio della malattia dove verranno eseguiti gli esami diagnostici strumentali, in particolare la Rm e la puntura lombare che permettono nella maggior parte dei casi di giungere rapidamente alla diagnosi. Una volta che questa viene accertata, è fondamentale che i pazienti seguano le indicazioni date dal Centro dedicato alla Sm».
Quando iniziare la terapia?
«Immediatamente dopo la diagnosi. E’ stato infatti dimostrato che l’inizio precoce del trattamento rallenta l’evoluzione della malattia».
Quali terapie disponibili?
«Anche se ad oggi non esiste una cura risolutiva, molte sono le opzioni terapeutiche che possono modificare favorevolmente il decorso della malattia, riducendo il rischio di ricadute e di disabilità permanente. I farmaci oggi disponibili si pongono, in particolare, due obiettivi. I cortisonici: migliorare il recupero funzionale dopo le ricadute, gli immunoterapici e immunosoppressori: prevenire le ricadute e ritardare la progressione della malattia. La molteplicità dei trattamenti disponibili, permette di personalizzare la terapia, adattandola al livello di attività della malattia. In base alla risposta terapeutica, alla comparsa di eventuali effetti collaterali e alla aderenza alla terapia, questa può essere monitorata per ottenere il miglior risultato possibile».
Come monitorare la terapia?
«Una volta iniziata la terapia, i pazienti vengono sottoposti ad una serie di esami clinici e strumentali periodici per valutare la risposta e la sicurezza del trattamento».
Cosa altro consiglia per incidere favorevolmente sul decorso della malattia?
«Negli ultimi anni si sono resi disponibili nuovi farmaci, che permettono una terapia sempre più specifica in base al caso e alle caratteristiche di attività della malattia. Il fumo, l’eccesso ponderale, una dieta ricca di calorie e grassi animali, una vita sedentaria e il deficit di vitamina D, influiscono negativamente sull’evoluzione della malattia. E’ dunque fondamentale che i pazienti seguano regole di vita sane e corrette, con una dieta equilibrata e una costante attività fisica».
Quale l’impatto della Sm sulla gravidanza e sui progetti di famiglia?
«Non deve scoraggiare i progetti di famiglia e una adeguata pianificazione della gravidanza. La gravidanza non influenza negativamente il decorso della malattia, anzi generalmente la frequenza delle ricadute durante la gravidanza tende a ridursi. Infine, la Sm non complica la gravidanza e i figli di un genitore malato hanno una bassissima probabilità di sviluppare la malattia. In ogni caso rimane fondamentale che la paziente sia adeguatamente seguita e sostenuta dalla decisione del concepimento al successivo periodo di post partum».